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Chi è Elisabetta Belloni, prima donna a capo dei servizi segreti: l’amicizia con l’ambasciatore Luca Attanasio

Elisabetta Belloni è la nuova direttore generale del Dis, il Dipartimento delle Informazioni per la Sicurezza. Si tratta della prima donna ai vertici dei servizi segreti italiani. Il suo nome era circolato nei mesi scorsi anche per il ministero degli Esteri, confermato a Luigi Di Maio nell’avvicendamento tra il governo Conte 2 e il governo Draghi, e per il sottosegretariato con nomina ai servizi segreti, carica poi andata a Piero Benassi. Belloni prende il posto del prefetto Gennaro Vecchione. L’ambasciatore Ettore Sequi, capo di gabinetto del ministro degli Esteri Di Maio, succede a Belloni come nuovo segretario generale della Farnesina.
LA CARRIERA – Belloni ha 62 anni. Romana. Era alla guida della macchina della Farnesina dal 2016, prima donna segretario generale degli Esteri. Ha studiato al liceo Massimo di Roma, lo stesso frequentato dal Presidente del Consiglio Mario Draghi. Si è laureata in Scienze Politiche all’Università Luiss nel 1982.
LA DIPLOMAZIA – La sua carriera diplomatica è partita nel 1985. Ha ricoperto incarichi a Vienna e a Bratislava. Belloni è stata nominata nel 2004 capo dell’Unità di crisi del ministero degli Esteri. Anche in questo caso la prima donna a ricoprire tale incarico. Durante quel mandato si occupò di dossier delicati come i rapimenti di italiani in Iraq e Afghanistan e lo tsunami nel sudest asiatico. Dal 2008 al 2012 è direttore generale per la Cooperazione allo sviluppo e poi dal 2013 al 2015 ha assunto le funzioni di direttore generale per le Risorse e l’innovazione. Promossa ambasciatore di grado nel 2014, nel 2015 è stata capo di gabinetto dell’allora ministro degli Esteri Paolo Gentiloni. Da oggi coordinerà le due agenzie dei servizi segreti e si coordinerà con l’autorità delegata Franco Gabrielli.
L’AMBASCIATORE ATTANASIO – “L’Ambasciatore d’Italia nella Repubblica Democratica del Congo, Luca Attanasio, e il Carabiniere Vittorio Iacovacci sono rimasti vittime di una violenza che non riusciamo a capire e ad accettare”. Questo il cordoglio dell’allora segretario generale del ministero Belloni, in un intervento del 23 febbraio su Il Corriere della Sera, dopo l’attacco in Congo che aveva colpito il collega e amico Luca Attanasio. Con quelle parole aveva voluto salutare un “collega, amico e Ambasciatore d’Italia” di cui “siamo orgogliosi”.
“Ieri non sono riuscita a esprimere ai familiari il dolore profondo di tutta la Farnesina e la vicinanza sincera perché è prevalso il silenzio e la commozione”, aggiungeva, scrivendo di ricorrere “quindi alla penna per lasciare traccia dell’esempio di Luca che spero non svanisca negli anni a venire e che possa, invece, ispirare i più giovani che hanno fatto la stessa scelta professionale”. Il suo ricordo di Attanasio, dal 2017 Ambasciatore a Kinshasa, corrispondeva a quello di “una persona buona, affettuosa con la stupenda famiglia che amava sopra ogni cosa e che lo ha accompagnato anche in Africa, nonostante la giovane età delle tre bambine” e al tempo stesso “anche un vero diplomatico che ha affrontato la ‘Carriera’ con l’entusiasmo di chi è consapevole della necessità di imparare e farsi le ossa affrontando senza scorciatoie le sfide che la Diplomazia mette dinanzi a ogni passaggio della vita professionale e personale”.
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