Francesca Bellettini ha scalato il mondo della moda partendo dal mondo degli investimenti nel settore bancario. La presidente e amministratore delegato di Saint Laurent, una delle rare donne ai vertici della moda, è rientrata nella categoria delle leader, nella classifica delle 25 donne più influenti al mondo stilata dal quotidiano Financial Times. Una lista che mette insieme prime ministre, Ceo, sportive, attiviste per i diritti civili, filantrope, musiciste, scrittrici premi Nobel e le donne dell’Iran, intese come un soggetto collettivo per le proteste e le rivendicazioni civili che da quasi tre mesi infiammano il Paese.

Personaggi che il quotidiano ha diviso tra tre categorie nella classifica: leader, eroine e creatrici. “L’influenza ha molte forme e per il 2022, abbiamo nuovamente commissionato le proposte di alcune delle donne più potenti del mondo”, ha spiegato il quotidiano. “È una celebrazione, naturalmente, ma anche un modo per interrogarsi sui modi in cui il potere e l’influenza stanno cambiando”.

Nella categoria “leader” con Bellettini, classe 1970 nata a Cesena, anche Ketanji Brown Jackson, prima donna afroamericana della Corte Suprema degli Stati Uniti, la premier finlandese Sanna Marin, l’avvocatessa dei diritti umani Oleksandra Matviychuk, presidente dell’organizzazione Centro per le libertà civili (la ong ucraina insignita con il premio Nobel per la pace), la prima ministra delle Barbados, Mia Mottley, la vicepresidente della Colombia, Francia Elena Márquez Mina, la ministra pakistana del Cambiamento climatico, Sherry Rehman.

Dopo la laurea nel 1994 alla Bocconi Bellettini ha esordito nell’investment banking londinese, prima per Goldman Sachs International e poi per Deutsche Morgan Grenfell. Dal 1999 è nel settore della moda: è partita dal Gruppo Prada, a seguire l’esperienza presso Helmut Lang come Operations manager. Risale al 2003 l’arrivo al gruppo Kering, dove ha assunto prima il ruolo di Strategic plannig director e associate world wide merchandising director per Gucci e poi Worldwide merchandising director per Bottega Veneta. Dal 2013 è Chief Executive Officer della maison Saint Laurent.

Chiedile qual è il segreto per una leadership di successo e ti dirà che è ossessionata dall’equilibrio: nei mercati globali, tra le categorie o nei rapporti tra uomo e donna”, ha scritto nella motivazione Jo Ellison, editor di How To Spend It. Saint Laurent nel terzo trimestre del 2022 ha ottenuto un fatturato di 916 milioni di euro, in crescita del 40%. Si vocifera da tempo che Bellettini potrebbe passare a Gucci dopo l’addio del direttore creativo Alessandro Michele e il subentro di Marco Bizzarri.

Le eroine

A fare notizia nella categoria delle eroine sicuramente il soggetto collettivo delle donne iraniane: quelle che scendono in piazza da quasi tre mesi, da metà settembre quando la 22enne Mahsa Amini è stata fermata in un parco di Teheran perché non indossava correttamente il velo ed è morta in detenzione. Da quel momento le proteste esplose nel Kurdistan iraniano si sono estese in tutto il Paese. Le donne hanno manifestato bruciando gli hijab e tagliando ciocche di capelli.

“Non si sa mai dove porteranno le rivolte in uno Stato autoritario. Ma il premio Nobel iraniano Shirin Ebadi mi ha detto che la democrazia arriverà in Iran attraverso i cancelli che queste donne hanno aperto. L’unica domanda è quando”, ha scritto il volto storico della Cnn Christiane Amanpour.

Nella stessa categoria anche la tennista Serena Williams e il medico che difende il diritto all’aborto negli Stati Uniti Rebecca Gompert; la filantropa ed ex moglie del fondatore di Amazon Jeff Bezos, MacKenzie Scott, che dal 2019 ha donato 12 miliardi di dollari a oltre 1.200 organizzazioni, piccole e grandi, impegnate nelle cause di parità di genere, diritti riproduttivi e giustizia razziale e l’ex senior banker Jamie Fiore Higgins che ha denunciato razzismo e sessismo a Wall Street nel memoir Bully Market. E poi ancora la manager gallese ceo di Aviva, Amanda Blanc, l’ex soldatessa Rina Gonoi che raccontò gli abusi sessuali nelle Forze di autodifesa giapponesi, l’attivista keniota che difende la fanua Selvatica Paula Kahumbu e l’allenatrice della squadra femminile inglese di calcio che ha vinto gli ultimi Europei Sarina Wiegman.

Le creatrici

A fare notizia nella categoria “creatrici” è invece Megan Markle, la moglie del principe Harry e quindi duchessa di Sussec “divenuta simbolo di resilienza per molte donne”, presumibilmente per i contrasti con la monarchia e la scelta di uscire dalla vita reale. Ha ideato un podcast, Archetypes. Assegnate alla stessa categoria l’ex Bond girl Michelle Yeoh, la regista e animatrice Domee Shi, le scrittrici Annie Ernaux, appena insignita del Premio Nobel alla Letteratura, e Tsitsi Dangarembga, la musicista “voce di una generazione” Billie Eilish, la performer tedesca Anne Imhof. Marina Abramovic aveva descritto così l’impressione dopo un lavoro di quest’ultima visto dal vivo: “Ho avuto la sensazione di aver appena assistito a qualcosa di importante, qualcosa che sta succedendo proprio adesso agli esseri umani in questo mondo”. Una frase che secondo l’editor del Ft Roula Khalaf potrebbe essere utilizzata per tutte le 25 premiate nella classifica delle donne dell’anno.

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Giornalista professionista. Ha frequentato studiato e si è laureato in lingue. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Ha collaborato con l’agenzia di stampa AdnKronos. Ha scritto di sport, cultura, spettacoli.