Il 74enne è stato assessore di Musumeci in Sicilia
Chi è Giovanni “Vanni” Calì, l’ingegnere italiano rapito ad Haiti: “Chiesti 500mila dollari”

Si chiama Giovanni Calì l’ingegnere italiano sequestrato ad Haiti. Quando ieri è stata data la notizia, l’identità dell’uomo non era stata resa nota. Si tratta del 74enne tecnico siciliano, originario di Catania. Per la sua liberazione sarebbe stata chiesta la cifra di 500mila dollari. Giovanni detto “Vanni” sarebbe stato rapito insieme con un cittadino haitiano. L’Unità di Crisi del Ministero degli Esteri lavora sul caso.
“Vanni” Calì è un ingegnere che lavora per la ditta romana di costruzioni Bonifica Spa. A rendere noto il suo nome il quotidiano La Sicilia. Calì è stato assessore ai Lavori pubblici alla Provincia di Catania, dal 1995, guidata in quegli anni dall’attuale Presidente della Regione Nello Musumeci. Successivamente l’ingegnere è stato mobility manager della Provincia.
Calì si è laureato a Catania, si è specializzato al Politecnico di Torino, è stato dirigente della Cogei e capo missione della Staim. Quindi sub-commissario per l’emergenza cenere lavica durante l’eruzione dell’Etna del 2002. Con la Provincia ha collaborato come consulente tecnico e come dirigente di Pianificazione Territoriale, Protezione Civile e Trasporti per un decennio, fino al 2011.
Calì è molto noto a Catania e in Sicilia. “È stato in quegli anni un grande assessore e un ottimo dirigente. Ha studiato a Catania e si è perfezionato al Politecnico di Torino, un professionista di altissimo livello, che si è formato lavorando nelle più grandi imprese di livello internazionale. Sono vicino alla sua famiglia e spero con tutto il cuore che si arrivi a una soluzione serena per tutti e in tempi rapidi”, ha dichiarato Musumeci.
A essere contattata per il riscatto la famiglia del cittadino haitiano catturato con l’ingegnere. Quando è stato rapito Calì stava compiendo dei rilievi a Tabarre, un distretto di Port-au-Princ,e per la costruzione di un’autostrada. La pista del sequestro è stata fin dall’inizio quella più accreditata. Questo tipo di azioni sono molto frequenti nel Paese caraibico, dove nel solo 2020 sono stati registrati 243 sequestri.
A inizio aprile il prelievo, che ha sconvolto il Paese, di sette religiosi cattolici francesi da un albergo della capitale, quindi liberati il 30 aprile. Per questi era stato chiesto un riscatto da un milione di dollari; non è stato mai chiarito se sia stato saldato. La vicenda ha provocato le dimissioni del premier Joseph Jouthe, sostituito da Claude Joseph.
I sospetti si sarebbero mossi in direzione di una gang locale nota come 400 Mawozo. I rapimenti sono così comuni ad Haiti che i familiari delle vittime spesso ormai rivolgono appelli attraverso le radio per invitare i rapinatori a non fare del male ai sequestrati e per far partire delle collette.
© Riproduzione riservata