C’era lui a condurre le operazioni in Siria e ci sarebbe sempre lui a condurre l’assedio di Mariupol Mikhail Mizintsev, generale russo, il secondo uomo più alto in grado delle Forze Armate del Presidente Vladimir Putin. È stato soprannominato, a partire dai funzionari ucraini e quindi dai media internazionali come “il macellaio di Mariupol”. La città è allo stremo: le autorità riportano che si comincia a morire di fame. Sarebbero oltre tremila le vittime nel centro affacciato sul Mare d’Azov, dove si combatte tra i morti insepolti, spesso lasciati per strada o tra le macerie degli edifici bombardati. Circa il 90%, sempre secondo le autorità locali, delle infrastrutture sarebbe andato distrutto.

La città rappresenta un luogo e un punto strategico: è il secondo porto più importante dell’Ucraina dopo Odessa e permetterebbe alla Russia di collegare i territori occupati del Donbass e la penisola di Crimea annessa nel 2014 e controllare tutta la costa e il Mar d’Azov. È il quarto assedio che subisce dal 2014. A guidare l’assedio ci sarebbe quindi Mizintsev. Con lui il presidente e dittatore ceceno Ramzan Kadyrov. Non si sa dove sia quest’ultimo. La settimana scorsa aveva fatto circolare un video che lo localizzava alle porte di Kiev. Smentito. Kadyrov ha fatto sapere di aver conquistato il comune. Anche questa notizia è stata smentita dal media indipendente russo Meduza che ormai lavora fuori dall’estero per sfuggire alla persecuzione.

La città non è comunque ancora caduta. Ad assediare Mariupol ci sarebbero in tutto circa 15mila uomini. I servizi segreti ucraini ritengono comunque che a condurre l’assedio ci sia Mizintsev. Da dieci anni il generale è a capo del centro nazionale di comando della Difesa. È stato su tutti i fronti delle operazioni lanciate da Putin, dal Caucaso alla Siria. Il generale è già stato definito da Il Foglio come “il devastatore”. E infatti Mariupol è quasi distrutta. Colpiti edifici pubblici e civili. Domenica scorsa ha lanciato un ultimatum all’esercito che Kiev però non ha raccolto.

Oltre che delle operazioni militari Mizintsev si occuperebbe anche della propaganda. Ha riportato nei giorni scorsi che Kiev aveva perso il controllo delle amministrazioni locali e che le città erano ormai in mano di “feroci battaglioni nazionalisti”. Questo il pretesto che ha portato Putin a definire l’“operazione speciale” lanciata lo scorso 24 febbraio come un’attività di “denazificazione” dell’Ucraina.

A difendere Mariupol ci sono invece tremila soldati. A guidarli il maggiore Denis Projipenko, comandante della Brigata Azov, proprio quella in cui pullulano militanti neonazisti. Il battaglione che dal 2014 ha combattuto contro i separatisti filorussi nel Donbass che hanno autoproclamato le due repubbliche sedicenti indipendenti di Donetsk e di Lugansk. Il governo ucraino sostiene, come riporta Il Corriere della Sera, che la Brigata è stata ripulita degli elementi estremisti da quando è entrata a far parte della Guardia Nazionale.

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Giornalista. Ha studiato Scienze della Comunicazione. Specializzazione in editoria. Scrive principalmente di cronaca, spettacoli e sport occasionalmente. Appassionato di televisione e teatro.