Le poche informazioni e i piani militari
Chi è Mohammed Deif, il leader di Hamas che prometteva l’inferno a Israele
Di lui circola solo una vecchia foto, non ha telefono comunica solo tramite corrieri e messaggi registrati pubblicati online. È cresciuto con l’obiettivo di diventare un attivista militante, sotto l’influenza di Yaya Hayyash – conosciuto come l’ingegnere, il coordinatore degli attacchi suicidi nella metà degli anni ’90 – E dopo la morte del mentore, ha progressivamente intrapreso il percorso per sostituirlo. Mohammed Diab al Masri, noto con il nome di battaglia Mohammed Deif, è la mente dietro l’audace assalto a Israele. Rimasto nell’ombra, ha trasformato un piccolo gruppo di guerriglieri in una formidabile forza militare, diventandone il leader.
Si è specializzato nel sequestro di ostaggi, azione perpetuata anche oggi in Israele. Ostaggi da sempre usati come pedine da utilizzare per il negoziato. Poi ha fatto crescere l’arsenale della fazione: le Brigate Ezzedine al Qassam, la spina dorsale del movimento, sono passate dall’uso di Kalashnikov a droni e razzi, importando materiale bellico attraverso tunnel clandestini collegati al territorio egiziano, una fonte vitale anche per le forniture civili. I combattenti hanno coinvolto palestinesi all’estero per assistere, e hanno sfruttato il sostegno dell’asse sciita, rappresentato dall’Iran ed Hezbollah libanese: i due alleati fornivano istruzioni, materiale e pezzi, mentre i loro istruttori offrivano consigli.
Israele non gli ha mai dato tregua. Già all’epoca di Arafat, a Gerusalemme, era stato richiesto il suo arresto e, per un certo periodo, è stato confinato in una residenza sorvegliata dall’Autorità. In poco tempo è diventato il più ricercato dagli israeliani, ma Deif è sempre riuscito a sfuggire riportando gravi ferite. Le informazioni sono incerte, ma alcuni dicono che abbia perso un occhio e una mano o che abbia difficoltà a camminare a causa delle ferite riportate da una scheggia.
Il tutto non ha intaccato la resistenza delle Brigate Ezzedine al Qassam. La caccia continua e la sua lunga esperienza nei conflitti lo ha costretto ad adottare rigorose misure di sicurezza
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