Il Governo italiano intervenga subito
Chi è Muhammad Yunus, il premio Nobel sbattuto in carcere dopo aver salvato milioni di persone dalla povertà
In un contesto di crescente preoccupazione per i diritti umani in Bangladesh con l’Associazione ONG Italiane (AOI) esprimiamo profonda preoccupazione per il deterioramento della situazione dei diritti umani in Bangladesh, solleviamo tutti insieme la voce contro la recente condanna di Muhammad Yunus, il Premio Nobel per la Pace, in Bangladesh. Esortiamo con vigore la Presidente Giorgia Meloni, il governo italiano e il parlamento a prendere posizione contro questa decisione giudiziaria. Il 14 settembre 2023 è stata approva a Risoluzione del Parlamento europeo sulla situazione dei diritti umani in Bangladesh che tra i diversi punti cita: “Insiste affinché il governo ripristini un ambiente sicuro e favorevole per le ONG, i difensori dei diritti umani, gli attivisti e le minoranze religiose e rispetti gli impegni internazionali del paese, in particolare nell’ambito del Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici”.
La condanna di Yunus, accusato di violare le leggi sul lavoro, ha suscitato una reazione globale. 189 leader mondiali, tra cui 108 premi Nobel, avevano già espresso la loro preoccupazione in una lettera aperta alla Prima Ministra del Bangladesh, Sheikh Hasina. Questo verdetto è stato definito non solo un trattamento ingiusto nei confronti di Yunus, ma anche un attacco politico ai principi chiave della democrazia e dei diritti umani. Muhammad Yunus ha dedicato la sua vita allo sviluppo sostenibile, cercando di offrire un futuro dignitoso a coloro che altrimenti ne sarebbero stati privati. Le accuse contro di lui vengono considerate come parte di una deriva autocratica in corso in Bangladesh, minacciando le voci critiche e i diritti umani. La storia di Yunus, economista e imprenditore sociale, noto per aver salvato milioni di persone dalla povertà attraverso la sua innovativa banca di microfinanza. La sua azione ha portato alla creazione di un sistema di piccoli prestiti, permettendo a chi non aveva garanzie di avviare attività autonome. La sua opera sociale è stata oscurata dall’accusa di “succhiare sangue” dai poveri, lanciata dalla Presidente Sheikh Hasina. Quest’ultima, nel tempo, ha intensificato la repressione del dissenso politico, prendendo di mira anche Yunus, che un tempo era considerato un suo rivale.
Il verdetto del tribunale del lavoro di Dhaka ha condannato Yunus e tre colleghi della Grameen Telecom, di cui Yunus è presidente, a sei mesi di carcere, suscitando ulteriore preoccupazione. Le accuse riguardano l’assunzione di dipendenti a tempo indeterminato e l’omissione nella costituzione dei fondi di welfare, oltre a presunte violazioni della politica aziendale sulla distribuzione dei dividendi. Yunus, dopo l’udienza, ha dichiarato di essere stato punito per un crimine che non ha commesso, sottolineando l’assenza di giustizia nel processo. Gli avvocati hanno definito il caso “privo di merito, falso e mal motivato”, evidenziando il suo scopo di molestare Yunus di fronte al mondo. La condanna, giunta proprio mentre il Bangladesh si preparava alle elezioni generali, ha aggiunto ulteriori tensioni in un contesto politico già fiammeggiante, che ha visto la riconferma dell’attuale presidente Hasina. Il principale partito di opposizione, il Partito Nazionalista del Bangladesh (BNP), ha chiamato al boicottaggio, definendo le elezioni “fittizie unilaterali”. Oltre alle accuse sul lavoro, Yunus affronta più di 100 altre accuse, tra cui corruzione e appropriazione indebita di fondi.
Il caso ha attirato l’attenzione di personalità globali, tra cui Barack Obama e Ban Ki-moon, che hanno denunciato molestie giudiziarie continue contro Yunus. Critici e organizzazioni come Amnesty International hanno accusato i tribunali del Bangladesh di avallare le decisioni politiche del governo di Hasina, utilizzando le leggi sul lavoro come arma. La condanna è stata definita “una forma di ritorsione politica” per il lavoro e il dissenso di Yunus. Come AOI chiediamo con forza alla Presidente Giorgia Meloni e al governo italiano di esprimersi contro la recente condanna in Bangladesh di Muhammad Yunus, Premio Nobel per la Pace, a sei mesi di reclusione con l’accusa di aver violato la legge sul lavoro. Questo verdetto è emblematico dello stato di crisi dei diritti umani in Bangladesh: è in atto una deriva autocratica, che cerca con ogni mezzo di annullare le voci critiche proprie del processo democratico, senza farsi scrupolo di calpestare i diritti umani. La Presidente Meloni e il Ministro Tajani, che lo scorso luglio hanno sottoscritto proprio con la Prima Ministra Hasina accordi di collaborazione, facciano valere le ragioni del diritto internazionale partendo dal rispetto dei diritti umani, alla base di qualsiasi forma di collaborazione tra Stati.
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