Il governo serbo ormai non ha più alcun limite. Da quando sono cominciate le manifestazioni dell’opposizione, i manifestanti ed il governo serbo sono su fronti completamente opposti. Ed è cominciata la repressione nei confronti di chi, democraticamente, vuole che la Serbia cominci a chiedere scusa per i crimini di guerra. È notizia di mercoledì 3 gennaio quella del rapimento del Presidente del partito repubblicano serbo Nikola Sandulović. Il motivo del suo rapimento? Sandulović è uno dei pochissimi serbi a riconoscere il Kosovo e a scusarsi dei crimini serbi. Nei giorni passati ha postato un video nel quale era stato in visita sulla tomba di Adem Jashari, eroe e patriota kosovaro, scusandosi dei crimini che i serbi commisero durante la guerra in Kosovo.

Questo non gli è stato perdonato dal governo. Perché coloro che lo hanno rapito facevano parte dei BIA, i servizi segreti serbi, e la connessione col governo è chiara. Giovedì 4 lo hanno ritrovato, in ospedale, in neurochirurgia. Lui avrebbe raccontato alla sorella di essere stato pestato da quindici persone. Ennesima riprova che il silenzio nei confronti della Serbia, il non intervenire quando infrange ogni tipo di valore e legge, rafforza solamente il presidente serbo Aleksandar Vučić. Appena tornato a casa, la polizia serba è passata per mettere a soqquadro la casa, cercando chissà cosa. Avevano un regolare mandato. La motivazione? Attività contro la nazione. Solo questo fa capire il clima che al momento si respira in Serbia. Ma non è finita qui. È notizia di venerdì 5 gennaio l’arresto preventivo di Nikola Sandulović, nonostante lo stato critico di salute (sembra che sia paralizzato).

Il presidente serbo Vučić si sente solo rafforzato, perché sa che Unione europea e Stati Uniti non interverranno neanche in questo caso e si sente autorizzato a continuare a usare la forza. Ma può un paese candidato UE, che sta negoziando con l’Unione europea, comportarsi come la Russia senza la minima conseguenza? Se vogliamo che i paesi dei Balcani rispettino i nostri valori, dobbiamo anche farci sentire quando non lo fanno, altrimenti tutto il processo di allargamento perderà di credibilità. Nikola Sandulović ha sempre cercato di far capire ai cittadini serbi che un’altra Serbia è possibile. Per mesi è stato l’unico politico serbo a cercare di far capire che il riconoscimento del Kosovo non avrebbe tolto nulla alla Serbia, ma aiutato a rendere più pacifica la situazione nell’intera regione balcanica.

Le manifestazioni delle ultime settimane nei confronti di Vučić hanno fatto capire che c’è un’altra Serbia che ha voglia di democrazia, stato di diritto, Unione europea. Ed è questa Serbia che Stati Uniti ed Unione europea dovrebbero sostenere, se fedeli ai propri principi e valori. La violenza non può essere supportata; il silenzio è un tacito supporto, e andrebbe rotto. Siamo di fronte ad un atto gravissimo, che rende il governo serbo simile alla Russia. Nikola Sandulović è il primo: chi sarà il prossimo? Se non ci muoviamo, rischiamo di permettere successive ritorsioni contro chi spera un giorno di vedere una Serbia democratica.

Avatar photo

Nata a Trento, laureata in Scienze Politiche all’Universitá di Innsbruck, ho due master in Studi Europei (Freie Universität Berlin e College of Europe Natolin) con una specializzazione in Storia europea e una tesi di laurea sui crimini di guerra ed elaborazione del passato in Germania e in Bosnia ed Erzegovina. Sono appassionata dei Balcani e della Bosnia ed Erzegovina in particolare, dove ho vissuto sei mesi e anche imparato il bosniaco.