Il fratello Luigi ucciso a 17 anni da un poliziotto nel corso di un tentativo di rapina dove, secondo la ricostruzione investigativa, incitava il complice che ‘ospitava’ sul motorino (figlio di Gennaro De Tommaso, alias Genny ‘a carogna, ex capo ultrà del Napoli e trafficante di droga, oggi collaboratore di giustizia) a sparare “al guardio” nonostante la pistola utilizzata fosse a salve. Il papà Ciro ucciso la notte prima di Capodanno, il 31 dicembre 2020 (pochi mesi dopo la morte del primogenito) nel ‘basso’ dove viveva con la famiglia in via Sedil Capuano. Era in compagnia di moglie, tre figli (due maschietti e una femminuccia) e tatuatore 28enne quando il killer si è affacciato dalla finestra dell’abitazione al piano terra e ha esploso diversi proiettili che hanno raggiunto in più parti del corpo l’uomo, 40 anni, già ai domiciliari quando venne ucciso il figlio Luigi. Ciro morirà poche ore dopo in ospedale. Ferito di striscio il tatuatore chiamato a ‘scolpire’ sulla pelle della vittima il nome del primogenito ucciso dal poliziotto. Il movente? Questioni legate allo spaccio di droga.

Chi è Renato Caiafa, cugino di Arcangelo Correra

Quattro anni dopo, il secondogenito Renato Benedetto Caiafa è nella stessa piazza dove si trova il ‘basso’ di famiglia. Sono quasi le 5 del mattino di sabato 9 novembre e con lui ci sono il cugino Arcangelo Correra, che a fine ottobre ha compiuto 18 anni, e un altro parente 17enne. Cosa fanno alle 5 del mattino in strada? ‘Giocano‘ con una pistola che successivamente Caiafa jr spiegherà di aver trovato vicino alla ruota di una macchina. Mentre il 19enne la scarrella, parte un colpo che raggiunge alla testa il cugino Arcangelo. Panico. Renato carica il parente sullo scooter e con l’aiuto del 17enne partono alla volta del pronto soccorso dell’ospedale dei Pellegrini dove ‘scaricano’ Correra in fin di vita (morirà poche ore dopo).

Il ‘gioco’ finito in tragedia e la pistola trovata per caso…

Partono le indagini, la polizia stringe il cerchio, capisce la dinamica fortuita del ‘gioco‘ finito in tragedia, e nel primo pomeriggio Renato Caiafa, accompagnato da alcuni familiari, si presente al terzo piano della Questura di via Medina dove, interrogato dai poliziotti della Squadra Mobile guidati dal primo dirigente Giovanni Leuci, confessa l’omicidio fortuito. Spiega agli investigatori la sua versione dei fatti (anche quella della pistola trovata così per caso…) e indica dove si trova l’arma, una calibro 9×21 che il 19enne, forse per discolparsi, pensava fosse finta. Inoltre, come detto in precedenza, avrebbe spiegato di averla trovata per caso. Al momento è stato fermato con l’accusa di porto e detenzione di arma clandestina e ricettazione ma nelle prossime ore la posizione potrebbe aggravarsi con l’ipotesi di omicidio colposo.

Risultato? Dopo quattro anni, un fratello ammazzato dalle forze dell’ordine nel corso di un tentativo di rapina, un papà ucciso dalla camorra in un agguato per questioni di droga, Renato (che oggi ha una sorella di 17 anni e un fratellino di 11) non ha capito che la strada della malavita porta anche a morire per nulla. Non ha voluto capire e non gli hanno fatto capire (la famiglia in questi anni è stata assistita da assistenti sociali e altre figure istituzionali?) che la strada intrapresa da fratello maggiore e padre era sbagliata. Con parte della famiglia paterna con precedenti e anni di carcere, Renato è cresciuto probabilmente nel mito del fratello, ucciso “ingiustamente” mentre faceva una “bravata”. Così diventa normale in determinati contesti ‘giocare’ con una pistola.

Napoli intanto, dopo tre giovani ammazzati in meno di venti giorni, si interroga sul ruolo di istituzioni e famiglie, ognuno sempre pronto a scaricare responsabilità sull’altro in una città dove trovare armi è sempre più facile e dove centinaia di adolescenti crescono seguendo miti e principi sbagliati, salvo poi ritrovarsi con una pistola in mano e sparare a prescindere.

Il video dell’omicidio di Luigi Caifa, ucciso da poliziotto durante rapina

Avatar photo

Giornalista professionista, nato a Napoli il 28 luglio 1987, ho iniziato a scrivere di sport prima di passare, dal 2015, a occuparmi principalmente di cronaca. Laureato in Scienze della Comunicazione al Suor Orsola Benincasa, ho frequentato la scuola di giornalismo e, nel frattempo, collaborato con diverse testate. Dopo le esperienze a Sky Sport e Mediaset, sono passato a Retenews24 e poi a VocediNapoli.it. Dall'ottobre del 2019 collaboro con la redazione del Riformista.