Il 24 marzo 1944 l’eccidio delle Fosse Ardeatine. Sono trascorsi settantotto anni da quel rastrellamento, con l’ordine di fucilare 10 italiani per ogni tedesco, uno dei crimini di guerra più aberranti, massacro nazista nella Roma occupata dall’esercito del Terzo Reich. Furono trucidate 335 persone. tra ragazzi e adulti, detenuti militari e civili, ebrei e sospetti antifascisti. Anche Napoli pagò il suo tributo di sangue e ieri ha commemorato il suo eroe carabiniere, Gaetano Forte, medaglia d’oro al valore militare. Morì in quella strage insieme ad altre 334 vittime trucidate a Roma dalle truppe di occupazione naziste. Il carabiniere Gaetano Forte nacque il 14 ottobre 1919 a Napoli. Si arruolò nell’Arma dei carabinieri nel 1940, quindi appena ventenne mentre aveva inizio la seconda guerra mondiale.
A rileggere oggi la storia del carabiniere eroe non si può fare a meno di cogliere spunti di attualità nella memoria del passato. Allora come oggi si vive la tensione di un conflitto mondiale; allora come oggi lo sguardo è orientato verso la Russia. Il Carabiniere Gaetano Forte, appena arruolato, fu destinato in Russia, al Fronte Orientale. Dopo due anni fu trasferito a Roma e l’anno successivo entrò a far parte del Fronte Clandestino di Resistenza dei carabinieri. Un gruppo che, guidato dal generale Caruso, portò a termine numerose azioni di guerra contro le truppe naziste. Combattendo in quel gruppo, Gaetano Forte venne catturato dalla Gestapo, la polizia segreta della Germania nazista, e venne rinchiuso in carcere dove fu sottoposto a torture. Forte mostrò coraggio e fierezza e morì, all’età di 25 anni, il 24 marzo del 1944, sotto i colpi di fucile esplosi dai nazisti durante l’esecuzione nelle Fosse Ardeatine. Per il suo coraggio e l’estremo sacrificio, fu insignito della medaglia d’oro al valore militare con questa motivazione: «Appartenente al Fronte della Resistenza, si prodigava senza sosta nella dura lotta clandestina contro l’oppressione tedesca trasfondendo nei suoi compagni di lotta il suo elevato amor di Patria e il suo coraggio.
Incurante dei rischi cui si esponeva, portava a compimento valorosamente le numerose azioni di guerra affidategli. Arrestato dalla polizia nazifascista, sopportava stoicamente, durante la detenzione, le barbare torture ed affrontava serenamente la fucilazione, pago di aver compiuto il suo dovere verso la Patria oppressa, con l’olocausto della vita». In memoria di quella strage le Fosse Ardeatine, antiche cave di pozzolana sulla via Ardeatina, sono state trasformate in un sacrario e monumento nazionale. Per non dimenticare. Per dare valore al passato e alla storia. «Coloro che non sanno ricordare il passato sono condannati a ripeterlo», diceva il saggista e filosofo George Santayana. L’anniversario di ieri, a settantotto anni dalla strage, è stato un anniversario particolare, per certi versi diverso da quelli precedenti, perché guerra e resistenza sono di nuovo una realtà molto temuta e molto sentita, perché l’abisso di certi orrori torna ad essere vissuto come una minaccia reale, perché proprio mentre a Roma si celebrava il ricordo di quell’eccidio ventisette capi di Stato si riunivano a Bruxelles per trovare unità e in Ucraina si combatteva la trentesima giornata di guerra.