È stato assassinato a Teheran il supposto numero uno di Hamas ma non è ben chiaro se si è trattato di un attacco missilistico aereo guidato da un microchip che il Mossad fa piazzare ai suoi uomini, come in genere accade in un attentato preparato a Teheran dall’esercito fantasma che Israele mantiene nella capitale iraniana. Israele non ne ha fatto menzione. L’altra possibilità è che Ismail Haniyeh sia stato ucciso in uno scontro a fuoco, cosa improbabile dato l’alto livello di protezione di cui gode un leader del suo rango.

Israele fino a ieri sera taceva su Teheran, mentre non faceva mistero di aver eliminato a Beirut, martedì, il più alto ufficiale della milizia Hezbollah, organizzazione, come Hamas, interamente gestita dall’Iran e comandata dai suoi generali cui Israele dà la caccia con colpi di scena spregiudicati come il bombardamento a Damasco del consolato iraniano, per uccidere alcuni dirigenti di Hezbollah che si trovavano nella sede diplomatica. Quel colpo a freddo causò il bizzarro bombardamento con lancio da parte di Teheran di più di cinquecento fra missili e droni iraniani contro Israele che furono quasi tutti abbattuti anche dalla contraerea giordana. Ma in gran parte furono abbattuti sullo stesso territorio iraniano da milizie armate israeliane dotate di batterie anti-missile.

Manca la rivendicazione

Per ora Israele non ammette di aver eliminato Ismail Haniyeh che era reduce dal grande ricevimento in cui lo si vede nel suo spezzato sartoriale blu e grigio, la barba bianca perfettamente rasata (stesso outfit di Yaya Sinwar che sembra il suo gemello), uno smagliante sorriso mentre saluta la folla con indice e medio in segno di vittoria. Aveva preso parte alla cerimonia di insediamento del nuovo presidente Masoud Pezeshkian che qualcuno considera quasi un moderato, ma poco indipendente, essendo tenuto al guinzaglio dal supremo leader Ali Khamenei che è una figura più religiosa che istituzionale, un po’ come un Papa cattolico ai tempi dell’inquisizione. Hamas e le Guardie della Rivoluzione iraniane hanno diramato una dichiarazione in cui minacciano una rappresaglia comune su Israele con un passo di ulteriore escalation nella guerra. La stessa situazione si sta consolidando sulla frontiera libanese con Hezbollah che ha elevato il tono e dunque si può dire che mai le due zone più roventi del Medio Oriente, Gaza a Libano, siano state così vicine al conflitto specialmente dopo la deliberata strage perpetrata da Hezbollah di bambini che giocavano a calcio in un campetto sotto le alture del Golan che, formalmente siriane, sono occupate da Israele dal giugno del 1967 quando Israele eliminò le batterie dei cannoni siriani piazzati sulle alture per bombardare impunemente Israele. Diplomaticamente parlando, Hezbollah non riconosce a Israele il diritto di rappresaglia in genere tacitamente ammesso, perché considera il territorio del campo di calcio come siriano occupato dagli israeliani, che non avrebbero quindi alcun titolo per reagire. Le comunicazioni ufficiali parlano semplicemente dell’oltraggioso omicidio del leader di Hamas ucciso Teheran dove si trovava per partecipare alla cerimonia di insediamento del nuovo presidente.

Il profilo

Appena avuta notizia dell’eliminazione di Ismail Haniyeh i comunicati del governo iraniano hanno certificato che Haniyeh faceva parte dello Stato Maggiore con i superstiti della accurata campagna di eliminazione praticata dal Mossad. Di fatto, morto Haniyeh, resta vivo soltanto il suo apparente gemello di Yaya Sinwar, l’unico capo di Hamas ancora attivo rintanato nelle tubature della necropoli d’alluminio nelle viscere di Gaza: cinquecento chilometri di strade sotterranee carrabili con uffici, prigioni, camerate con letti, servizi igienici, ricambio di ossigeno, riserve di cibo negate agli abitanti e accumulati per sopravvivere a un assedio di anni. Ismail viveva come Yaya Sinwar, nella rete spettrale che ha inghiottito le scuole, gli ospedali e di Gaza che anzi proprio dai pronto soccorso permettono l’accesso ai passaggi segreti della “Metropolitana di New York” o “The Sub way”. Haniyeh era fra i più anziani e rispettai capi di Hamas e quindi considerato un obiettivo militare israeliano benché l’uomo più ricercato del mondo (anche dagli americani per i molti ostaggi statunitensi prigionieri di Hamas) sia oggi più che mai il feroce e geniale Yaya Sinwar, per venti anni detenuto nelle carceri israeliane avendo assassinato molti palestinesi religiosamente non ortodossi o sospetti di collaborazionismo, per essere infine scambiato con altri mille prigionieri per consentire la liberazione da parte di Hamas del giovane sergente israeliano Gilad Shalit catturato da Hamas nel 1994 e liberato nel 2011.

Il cessate il fuoco si allontana

Avendo imparato perfettamente l’ebraico e la mentalità ebraica, Sinwar elaborò la teoria dell’assassinio sistematico dei bambini e delle donne incinte ebree considerando la riproduzione, le donne e i bambini legittimi obiettivi militari come facevano i nazisti. Haniyeh era considerato meno fanatico e sanguinario di Sinwar e secondo Hugh Lovatt, un anziano membro del consiglio europeo di politica estera citato dal New York Times, “da adesso sarà molto più difficile raggiungere un cessate il fuoco”. Per avere un’idea della feroce sottigliezza con cui vengono scelti o rifiutati i bersagli umani dalle due parti basta ricordare il caso di Khalred Masha, un leader di Hamas in esilio al quale fu iniettato un lento veleno da due agenti israeliani, i quali poi gli fornirono l’antidoto in cambio della firma di un accordo diplomatico con la Giordania.

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Giornalista e politico è stato vicedirettore de Il Giornale. Membro della Fondazione Italia Usa è stato senatore nella XIV e XV legislatura per Forza Italia e deputato nella XVI per Il Popolo della Libertà.