Addio ad Ottaviano Del Turco, morto all’età di 79 anni dopo una lunga malattia. Da anni era affetto dal morbo di Alzheimer all’ultimo stadio. In precedenza aveva lottato anche contro il cancro. Un uomo e politico abituato alla lotta, da quella attraverso i sindacati alle battaglie nelle aule giudiziarie. Del Turco, scomparso nella notte tra il 23 e il 24 agosto nella sua Collelongo, piccolo comune abruzzese in provincia de L’Aquila, passerà tristemente alla storia come una delle vittime eccellenti di malagiustizia.

Da governatore dell’Abruzzo venne coinvolto in una inchiesta giudiziaria, con tanto di arresto, che di fatto pose fine, nel 2008, alla sua carriera politica. Anni di gogna e sospetti, nel corso dei quali combatteva anche contro la malattia. Un calvario giudiziario durato ben 10 anni e culminato con la sentenza dell’11 ottobre 2018, quando la Corte di Cassazione lo condanna definitivamente a 3 anni e 11 mesi di reclusione per induzione indebita confermando la pena decisa nel 2017 dalla Corte d’Appello di Perugia nell’appello-bis.

Del Turco, la condanna in Cassazione e la storia di un errore giudiziario

Ma – scriveva sul Riformista l’avvocato Gian Domenico Caiazza – quando vi raccontano che comunque Ottaviano Del Turco è stato condannato in via definitiva e dunque è un corrotto conclamato, è giusto che sappiate di cosa stiamo parlando. E lo spiega in un lungo e dettagliato articolo titolato “Storia di un errore giudiziario: Ottaviano Del Turco è innocente, ecco perché”.

Oggi Caiazza ha ricordato Del Turco come un “galantuomo distrutto da una inchiesta giudiziaria insensata ed oscura, voluta ed orchestrata dalle cliniche private abruzzesi alle quali la Giunta Del Turco aveva osato sottrarre oltre cento milioni di euro di prestazioni indebitamente accollate al Sistema Sanitario Nazionale”.

Del Turco e l’abuso della privazione del vitalizio

Su questo giornale sono altre due le vicende da segnalare. La prima, firmata dall’ex direttore Piero Sansonetti, è relativa alla decisione dell’ufficio di presidenza del Senato, nel dicembre 2020, di togliere il vitalizio (poi riabilitato) a Del Turco. “Il dramma di Ottaviano Del Turco, tolta la pensione e in fin di vita: è tortura!” il commento di Sansonetti in un duro editoriale.

Il racconto forse più intimo arriva invece da Giuliano Cazzola, che ricorda il Del Turco pittore (prima che la malattia prendesse il sopravvento anche sul pennello, la tela e la tavolozza), il Del Turco “isolato e ignorato dal suo partito, dimenticato da tutti tranne che dai familiari e dagli amici, ferito nei sentimenti più intimi, escluso da quella politica attiva che ha rappresentato per decenni la sua ragione di vita. Fino ad essere oggetto di un abuso: la privazione di quelle risorse (il vitalizio) che consentono ai suoi cari di curarlo e di assicurargli di sopravvivere con dignità”.

La carriera professionale di Del Turco

Tante le vite di Ottaviano Del Turco. Quella da sindacalista: entra nel ’68 nella federazione dei metalmeccanici, la Fiom, mentre nell’83 diventa il numero due della Cgil prima con Luciano Lama, Antonio Pizzinato e poi Bruno Trentin. Negli anni ’90 comincia la sua carriera da politico. Dopo il terremoto di tangentopoli nel ’93 ricopre l’incarico di segretario del partito socialista italiano, l’ultimo nella storia del Psi. Nel 1994 viene eletto alla Camera nei Socialisti democratici Italiani (Sdi), guida per quattro anni la Commissione Antimafia. Nel 2000 come esponente dell’Ulivo ricopre l’incarico di ministro delle Finanze nel secondo Governo Amato e nel 2004 viene eletto al Parlamento europeo. La terza vita è quella da amministratore che concluderà la sua carriera pubblica, si apre nel 2005 con l’elezione a presidente della Regione Abruzzo. Ma si chiude nel luglio del 2008 perché coinvolto in un’inchiesta giudiziaria sulla sanità abruzzese.

 

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