“Commentiamo le partite come due amici che si ritrovano davanti alla TV. Ci pagano per svolgere un lavoro per il quale pagheremmo noi”. Rino Tommasi e Gianni Clerici definivano così il loro lavoro e le loro celebri telecronache delle partite di tennis, diventate negli anni famose sia per competenza che per quell’ironia, garbata, dei due giornalisti. Oggi, a distanza di due anni e mezzo dalla morte di Clerici, il mondo dello sport piange la scomparsa di Rino Tommasi che il prossimo 23 febbraio avrebbe compiuto 91 anni.

Nato a Verona e tifoso della squadra scaligera (ma simpatizzante anche per il Chievo), Tommasi è stato uno dei più grandi giornalisti di tennis e boxe, con una serie di riconoscimenti internazionali susseguitisi nel corso della sua lunga carriera lavorativa (nel 1982 e nel 1991 ha vinto il premio “Jack” così chiamato in onore del fondatore dell’ATP Jack Kramer, che in sostanza è il Tennis Writer of the Year, considerato “l’Oscar del tennis”, assegnato dall’ATP attraverso una votazione tra i tennisti professionisti). “Pochi sono stati in grado di parlare, raccontare e narrare la nobile arte come hai fatto tu, Rino. Siamo certi che continuerai a farlo nei cuori di tutti noi, amanti della grande Boxe. Fai buon viaggio, Maestro”. Così la Federazione pugilistica italiana lo ricorda.

Rino Tommasi, gli inizi da giornalista

Dopo una discreta carriera tennistica, inizia quella da giornalista nel 1953 nell’agenzia “Sportinformazioni”, dedicata allo sport, che svolgeva anche la funzione di ufficio di corrispondenza milanese per il Corriere dello Sport. Firma di punta per il tennis della Gazzetta dello Sport, ha lavorato anche per il Messaggero, il Gazzettino di Venezia e il Mattino di Napoli. Ha fondato un settimanale all’inizio degli anni Settanta, “Tennis Club”. Nel 1968 ha ricoperto, per un solo anno, il ruolo di capo ufficio stampa della Lazio. Poi la prima gratificazione nel 1981 quando viene scelto come primo direttore dei servizi sportivi di Canale 5. Un ruolo che dà il via alla sua lunga carriera di telecronista che si incrocia con quella di Gianni Clerici, a cui è intitolata la sala stampa del Foro Italico.

Le celebri telecronache con Gianni Clerici

Dieci anni dopo è il primo direttore dei servizi sportivi di Tele+. Intanto negli anni ottanta è ideatore e conduttore di La grande boxe, rotocalco televisivo a cadenza settimanale di pugilato, in onda sulle reti Fininvest. In coppia con Clerici (ma anche con Roberto Lombardi e Ubaldo Scanagatta) ha commentato i principali avvenimenti tennistici per le reti per le quali i due hanno lavorato fino al 2010, a partire da TV Koper Capodistria, passando per Tele+ e SKY Sport.

Definito da Clerici “ComputeRino” proprio per la sua maniacalità nel registrare record e statistiche. Ha seguito da giornalista 13 edizioni dei Giochi olimpici e da telecronista più di 400 incontri valevoli per il titolo mondiale di boxe, 7 edizioni del Super Bowl della NFL e 149 tornei di tennis del Grande Slam.

Celebri alcuni espressioni utilizzate da Tommasi ed entrate nel gergo del giornalismo sportivo: dal “ricamo” per indicare una volée ben eseguita alla “benedizione” per indicare uno smash semplice da chiudere, passando per “fare gli omini con i baffi” per indicare dei punti ottenuti con gesti particolarmente ricchi di estro e inventiva.

 

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