La ricerca della Chongqing Medical University ha coinvolto 285 pazieti
Chi guarisce dal Covid sviluppa degli anticorpi efficaci: lo studio
Lo studio di un’università cinese afferma che chi guarisce dal coronavirus sviluppa sempre gli anticorpi protettivi. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista Nature Medicine e sviluppata dalla Chongqing Medical University. Lo studio ha rilevato nel 100% dei pazienti analizzati gli anticorpi IgG, quelli prodotti durante la prima infezione e che mettono in atto una protezione a lungo termine. Questi anticorpi, insieme con gli IgM, possono essere rilevati attraverso i test sierologici. E quindi i test possono tornare utili per diagnosticare i pazienti sospetti e identificare quelli asintomatici.
Non è ancora chiaro quanto possa durare la risposta degli anticorpi al Covid. Su Facebook il virologo Guido Silvestri ha scritto che è ancora presto per stabilirlo, ma in altri virus la protezione poteva durare dai 12 ai 24 mesi. Lo studio condotto dall’equipe guidata da Ai-Long Huang su 285 pazienti ha comunque rilevato che tutti avevano sviluppato gli anticorpi di lunga durata a 17-19 giorni di distanza dalle prime manifestazioni dei sintomi. Quelli che si attivano al primo contatto con una nuova infezione, e che danno una protezione di breve durata, gli IgM, sono stati invece riscontrati nel 94,1% dopo 20-22 giorni dai primi sintomi.
Lo studio ha rilevato che entrambe le tipologie di anticorpi sono aumentate nelle prime settimane a contatto con il virus. Ma gli IgM sono calati nella terza settimana. Non sono stati riscontrati legami tra le caratteristiche cliniche di ogni malato e il diverso livello di anticorpi.
La ricerca ha permesso anche di tracciare la diffusione del contagio presso 164 contatti stretti dei pazienti positivi coinvolti. Dai risultati è emerso che oltre ai 16 risultati positivi al tampone, e che quindi avevano sviluppato gli anticorpi, anche altre sette persone dei negativi al tampone avevano anticorpi specifici per il virus. Il 4,3% di questi contatti stretti era dunque sfuggito al tampone. I limiti dello studio, scrive Ansa Salute&Benessere, corrispondono ai test che non sono stati fatti per rilevare le attività degli IgC nel neutralizzare il virus e nel piccolo campione di pazienti in gravi condizioni per via del coronavirus. Tuttavia, anche se il tampone resta lo strumento più efficace per rintracciare l’infezione, l’esame degli anticorpi può risultare utile come complemento per la diagnosi e per monitorare chi è entrato in contatto con i contagiati ma asintomatici.
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