Ipotesi e speculazioni: le strane coincidenze
Chi ha ucciso Vladimir Makei, ministro degli Esteri bielorusso: “Avvelenato perché trattava la pace”
E’ un giallo la morte di Vladimir Makei, il ministro degli Esteri bielorusso morto improvvisamente all’età di 64 anni. La notizia del decesso è stata data dall’agenzia bielorussa Belta nel primo pomeriggio di sabato 26 novembre. Al momento non è stata fornita nessuna spiegazione ufficiale sulla morte del fedelissimo del presidente Alexander Lukashenko, alleato logistico del presidente russo Vladimir Putin nella guerra in Ucraina.
Un decesso che apre a una serie di ipotesi e speculazioni. Makei continuava a dialogare con l’Occidente per una possibile soluzione di pace a oltre nove mesi dall’inizio del conflitto e potrebbe aver pagato questa sua diplomazia. Se da una parte il Cremlino si dice “scioccato” per l’improvvisa scomparsa del ministro bielorusso, dall’altra l’Ucraina lancia le prime accuse.
“Ci sono voci secondo cui potrebbe essere stato avvelenato“, ha scritto subito su Twitter Anton Gerashchenko, consigliere del ministero dell’Interno ucraino. La ragione sarebbe che Makei “era considerato un possibile successore di Lukashenko” e “uno dei pochi a non essere sotto l’influenza russa”, aggiunge Gerashchenko, personaggio attaccato in passato da giornalisti e attivisti per i diritti umani ucraini per il suo sostegno a Myrotvorets, un database anonimo che ha stilato liste di proscrizione di oltre 4.000 reporter ucraini e stranieri non graditi, complete di numeri di telefono e indirizzi.
La leader in esilio dell’opposizione bielorussa, Sviatlana Tsikhanouskaya, ha definito Makei “un traditore” per il fermo sostegno dato nel 2020 alla repressione delle manifestazioni di protesta per la contestata rielezione alla presidenza di Lukashenko, che riteneva ispirate dall’Occidente. “Makei ha tradito il popolo bielorusso e sostenuto la tirannia, è così che il popolo bielorusso lo ricorderà”, ha affermato Tsikhanouskaya.
Lukashenko ha espresso le sue condoglianze alla famiglia e agli amici di Makei, mentre nella prima reazione da Mosca la portavoce del ministero degli Esteri, Maria Zakharova, ha detto che i dirigenti russi sono “scioccati“. E l’ambasciata russa a Minsk ha parlato di “perdita irreparabile”.
L’INCONTRO CON LAVROV – La scomparsa di Makei avviene a poche ore dalla visita del ministro degli Esteri Russo, Serghei Lavrov a Minsk. Visita rinviata, così come spiega una nota del ministero degli Esteri di Mosca. “In connessione con la prematura scomparsa del ministro degli Esteri bielorusso Makei il 26 novembre di quest’anno, è stato deciso di rinviare la riunione congiunta delle delegazioni del ministero degli Esteri russo e del ministero degli Esteri bielorusso, nonché la visita di lavoro del ministro degli Esteri Lavrov a Minsk, prevista per il 27-28 novembre”.
LE ACCUSE AMERICANE – La morte di Makei avviene inoltre in concomitanza con la pubblicazione di alcuni media ucraini delle affermazioni di un centro studi americano secondo il quale il presidente russo Vladimir Putin avrebbe un piano per eseguire un attentato, o un falso attentato, a Lukashenko per intimidirlo e così spingerlo a intervenire direttamente con le sue truppe al fianco di Mosca in Ucraina.
Un piano che potrebbe essere messo in pratica già nei prossimi giorni, afferma il Robert Lobert Lansing Institute, che si presenta come un’organizzazione impegnata nella ricerca volta a “migliorare la capacità euro-atlantica di contrastare le operazioni ibride e rispondere alle minacce emergenti per raggiungere obiettivi strategici”. Per questo nel suo post su Twitter Gerashchenko ha parlato di un possibile “avvertimento” diretto proprio a Lukashenko.
Dall’inizio dell’invasione in Ucraina, la Bielorussia ha assistito Putin con appoggi logistici sul suo territorio oltre ad accordi politici ed economici
CHI ERA MAKEI – Stretto collaboratore di Lukashenko fin dal 2000, poi suo capo di gabinetto e infine capo della diplomazia dal 2012, Makei ha difeso con convinzione le motivazioni della Russia per giustificare la sua operazione militare in Ucraina. Ma nel settembre scorso, quando si trovava a New York per l’Assemblea generale dell’Onu, ha affermato in un’intervista a France 24 che Minsk era interessata a tenere anche “aperti i canali di comunicazione” con l’Europa, definendo l’Ue “un buon partner commerciale ed economico“. Quanto all’Ucraina, affermava l’esigenza di “mettere fine al conflitto il prima possibile” attraverso le vie diplomatiche.
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