Chi c’è dietro l’affossamento del ddl Zan al Senato? È la domanda che si rincorre al Nazareno, sede del Partito Democratico, dopo la sconfitta tremenda arrivata col voto segreto nell’Aula del Senato sul disegno di legge contro l’omotransfobia.
Un risultato inatteso, almeno tra i vertici, nonostante i cattivi presagi della vigilia. Com’è andata a finire è ormai ben noto: il Senato ha infatti approvato con 154 voti favorevoli, 131 contrari e due astenuti le richieste di Lega e Fratelli d’Italia di non passaggio all’esame degli articoli del disegno di legge, la cosiddetta ‘tagliola’. Il disegno di legge che porta il nome del senatore Alessandro Zan, salvo clamorosi colpi di scena, è destinato quindi a non essere approvato nel corso di questa legislatura.
DOVE SONO I VOTI DEGLI ‘INFEDELI’ – Ma subito dopo il sì alla ‘tagliola’, tra i Dem è partita la caccia “all’infedele”, a chi alla vigilia del voto dalle parti del Nazareno era dato come sicuro favorevole al ddl e quindi contrario alla tagliola.
“Noi ci aspettavamo 140 voti di chi era a favore del ddl e quindi contro la tagliola, ne mancano all’appello almeno 16″, spiegano fonti dem al Senato all’Ansa. Ovviamente a dare forza a questi 16 mancati è stata la decisione della presidente del Senato, Maria Elisabetta Casellati, di dare parere positivo al voto segreto nell’Aula in quanto aderente ai regolamenti e a precedenti simili.
Indiziati numero uno per Letta e soci sono i senatori renziani di Italia Viva. A farlo capire è proprio Zan, che sottolinea subito dopo il voto che “le responsabilità” della bocciaturara in Aula “sono chiare”. “Chi per mesi, dopo l’approvazione alla Camera, ha seguito le sirene sovraniste che volevano affossare il Ddl Zan è il responsabile del voto di oggi al Senato. È stato tradito un patto politico che voleva far fare al Paese un passo di civiltà”, spiega il deputato Dem chiamando in causa i renziani.
Zan che prima del voto invece si era detto ottimista sia sulla decisione della Casellati di non procedere col voto segreto, che sulle intenzioni di voto dei renziani: “Sono convinto che Italia viva voterà con noi e la tagliola non dovrebbe passare. Poi ci sono tanti del gruppo Misto che hanno già dichiarato che voteranno contro la tagliola, sono abbastanza tranquillo che questa operazione della Lega non passerà”, erano state le parole poco profetiche di Zan.
Accuse arrivate dai Dem rispedite però al mittente. Per Teresa Bellanova, viceministro delle Infastrutture di IV, dal partito renziano è arrivato un “voto compatto” mentre vi sarebbero “23 franchi tiratori tra PD, LeU e M5S” che hanno affossato il ddl Zan.
A dare manforte alla Bellanova, sempre in Italia Viva, è il collega deputato Gennaro Migliore: “La matematica non è un’opinione. 23 voti di scarto sono un baratro e IV, con i suoi 11 voti, ha comunque votato contro la mozione della destra. Perché continuare una narrazione falsa invece di andare a guardare chi nei gruppi di centrosinistra abbia votato con la destra?”, scrive su Twitter il parlamentare renziano.
GLI ASSENTI – Affossamento partito in realtà già dal problema dei senatori assenti al momento del voto, 32 rispetto al totale dei 288 presenti. Le assenze più numerose vanno registrate, come risulta dai tabulati del Senato, nel Gruppo Misto (16 su 49), praticamente la metà di quelle complessive. Quindi vanno aggiunte le 4 assenze tra le fila del Movimento 5 Stelle (su 74), due nella Lega (su 64), 3 di Forza Italia (su 50), 2 del Partito Democratico (su 38), 4 di Italia Viva (su 16) e uno del gruppo delle Autonomie. Unici al completo i 21 senatori di Fratelli d’Italia.