Chi sarà il ministro per la Transizione Ecologica, i nomi in pole position

Foto da Twitter (Beppe Grillo)

Con tempismo e ironia impeccabili Vladimir Luxuria si era proposta alla guida del nascituro ministero della Transizione Ecologica-Sostenibile. “Scusate ma non sarei perfetta io come Ministra della Transizione?”, aveva ironizzato la prima transgender a essere eletta nel Parlamento di uno Stato Europeo su Twitter. Il dicastero proposto da Beppe Grillo, come sintesi di altri o di compiti di altri ministeri, sul modello di quelli già in funzione in Francia e in Spagna, è diventato argomento dirimente per la nascita del governo guidato da Mario Draghi. S’ha da fare insomma.

Il Movimento 5 Stelle sta votando sulla piattaforma Rousseau in queste ore con un quesito che mette al centro proprio il ministero. Ieri, dopo le consultazioni con le parti politiche, gli incontri di Draghi con le parti sociali, le Regioni, i sindacati, le associazioni ambientaliste, la presidente del WWF Donatella Bianchi al punto stampa ha annunciato: “Siamo rimasti favorevolmente colpiti dalla centralità dell’ambiente. Ci sarà un ministero della Transizione-Ecologica dove la competenza ambientale sarà ulteriormente rafforzata perché per guidare questa transizione sarà necessario un governo forte, autorevole e competente”.

E quindi è partito il toto-nomi, come per ogni altro ministero dalla nomina di Draghi a Presidente del Consiglio incaricato da parte del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. In pole position, scrive il Corriere della Sera, nel Fantacalcio del ministero della Transizione c’è Enrico Giovannini, ex ministro, esperto di Welfare, al momento portavoce dell’ASviS, l’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile. Altri profili: Federico Testa, presidente di Enea, Francesco Starace, amministratore delegato di Enel, Raffaele Mellone, amministratore delegato del Fondo Italiano per l’efficienza energetica. Si fa anche il nome dell’imprenditrice Catia Bastioli, fondatrice di Novamont ed eccellenza dell’economia circolare.

Il Premier è intenzionato a scegliere la sua squadra soltanto con il Quirinale, come prevede l’articolo 92 della Costituzione. Si va verso un governo misto, di politici e tecnici, una prospettiva preferita anche dagli italiani, oltre il 61%, secondo un sondaggio Demos. Questione di giorni, forse di ore, e Draghi scioglierà la riserva, salvo colpi di scena.