E ora la tensione si fa più tangibile. Le carte sono svelate. Le candidature sono nero su bianco. Dopo mesi di rumors, eccoli i nomi dei cinque procuratori che si sono proposti per guidare l’ufficio inquirente più grande d’Italia, quello di Napoli. A parte i nomi già detti e ridetti in questi ultimi due mesi, c’è anche la candidatura last minute di Rosa Volpe, attuale reggente della Procura di Napoli. Sarebbe la prima volta di una donna al vertice dell’ufficio partenopeo.

Gli altri magistrati in corsa sono Nicola Gratteri, e non sveliamo alcun mistero. Anzi. La sua candidatura è stata data per certa sin da quando Giovanni Melillo ha lasciato il Palazzo di vetro del Centro direzionale e Gratteri l’ha anche spiegata come una scelta obbligata: della serie, a maggio 2024 scade l’incarico di procuratore di Catanzaro e devo trovare un altro posto per non dire addio all’Antimafia e tornare a fare il sostituto. Amara prospettiva.

Ma se il nuovo Consiglio Superiore della Magistratura (quello che sarà eletto a breve e per il quale sono candidati, per la prima volta da quando il potere delle correnti ha monopolizzato nomine e carriere, anche diversi magistrati indipendenti) non si farà condizionare da questo dettaglio, la scelta sarà anche fra procuratori come Aldo Policastro, attuale procuratore di Benevento, Francesco Curcio, attuale procuratore di Potenza, Giuseppe Amato, attuale procuratore a Bologna, oltre che, come dicevamo, Rosa Volpe, facente funzioni a Napoli in questo periodo di vacatio in attesa della nomina del nuovo procuratore.

Nomina che dovrebbe avvenire entro la fine dell’anno. Dunque, tempi ancora lunghi. L’esito della scelta di Palazzo dei Marescialli potrebbe non essere così scontato come sembra. Chiunque sarà il nuovo procuratore di Napoli dovrà affrontare indagini complesse, saper resistere alla tentazione della mediaticità, dovrà anche controllare eventuali pulsioni accentratrici. Ci si aspetta un vento nuovo, la città e la giustizia ne avrebbero bisogno. La città è un territorio vastissimo, complesso e per niente omogeneo nelle sue forme di illegalità. Per città intendiamo non soltanto Napoli ma anche la sua vasta periferia e la sua ancora più vasta provincia.

Zone afflitte dalla criminalità organizzata, dalla delinquenza comune, dal degrado, dall’incuria, da amministrazioni assenti, da collusioni ai vari livelli. Problemi che affondano le radici in una diffusa povertà educativa, in uno storico degrado, in una insopportabile incapacità degli amministratori di dare soluzioni concrete e durature. Chi, quindi, ambisce a guidare la Procura di Napoli dovrebbe tener ben presente il contesto in tutto accade, per creare sinergie vere e intervenire con inchieste che hanno poco di mediatico e si basano su prove e fatti concreti, con indagini che non rincorrono le manette facili e sono finalizzate a scoprire gli autori dei reati, piuttosto che andare a caccia di reati. Altrimenti si rischia di non avere mai quel cambiamento tanto dibattuto e desiderato, ma mai del tutto finora completamente attuato.

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Napoletana, laureata in Economia e con un master in Marketing e Comunicazione, è giornalista professionista dal 2007. Per Il Riformista si occupa di giustizia ed economia. Esperta di cronaca nera e giudiziaria ha lavorato nella redazione del quotidiano Cronache di Napoli per poi collaborare con testate nazionali (Il Mattino, Il Sole 24 Ore) e agenzie di stampa (TMNews, Askanews).