Kamala Harris non è ancora ufficialmente la candidata democratica, ma già si pensa ai suoi possibili vice nella corsa alla Casa Bianca. L’attuale vice presidente degli Stati Uniti ieri ha incassato il sostegno di Joe Biden, dopo l’annuncio del ritiro. Una condizione che la pone sicuramente come favorita nella competizione interna al partito democratico, ma che non significa aver già ottenuto la candidatura.

Perché Biden ha scelto Kamala Harris

Certo, appare poco probabile che i dem vogliano spaccarsi ancora di più aprendo una sanguinosa quanto breve lotta per scegliere un’altra figura. Soprattutto non sembra al momento esserci qualcuno che possa o voglia buttarsi nella mischia e correre contro Donald Trump da sfavorito. Inoltre, alcune figure democratiche pensano già a scaldare i motori per il prossimo round, quello del 2028, in cui probabilmente ci sarà da sfidare il repubblicano JD Vance. Anche per questo Biden ha passato lo scottante testimone a Kamala Harris, attuale vicepresidente che non poteva rifiutare una simile sfida. La 59enne ha ottenuto il beneplacito della famiglia Clinton, un fattore che ancora porta i suoi vantaggi, mentre l’ex presidente Barack Obama non ha dato nessun sostegno, con i maligni che hanno subito pensato alla possibilità di una discesa in campo della moglie Michelle.

Chi sono i possibili vice di Kamala Harris: l’identikit del candidato

Harris però sta cominciando a valutare i possibili suoi vice. E nella scelta non contano simpatia o antipatia, rapporti personali oliati o meno. Conta chi porta i voti. Di più: conta chi porta i voti che servono, quelli che non riesce a intercettare già Kamala Harris. Per questo non potrà essere una donna e soprattutto non potrà venire dalla costa est degli Stati Uniti, considerando che Harris viene dalla California. L’attenzione è a quei senatori e governatori democratici provenienti da quegli Stati in bilico, i cosiddetti Swing States, che si preannunciano decisivi alle elezioni di novembre.

Chi sono i possibili vice di Kamala Harris: Shapiro, Beshear e Kelly

I nomi più papabili sono questi: il governatore della Pennsylvania Josh Shapiro, quello del Kentucky Andy Beshear, quello dell’Illinois JB Pritzker, il governatore del North Carolina Roy Cooper e il senatore dell’Arizona Mark Kelly. Gli altri due nomi, che già erano in ballo in caso di primarie democratiche, sono la governatrice del Michigan Gretchen Whitmer e quello della California Gavin Newsom, che però hanno già detto di non volersi candidare o correre.

Josh Shapiro è uno dei nomi principali, è molto popolare ed è stato eletto nel 2022. Spostare voti in Pennsylvania è fondamentale per i democratici, tanto più nella classe operaia. Stesso ragionamento per il miliardario Pritzker dell’Illinois, spesso in prima linea per il diritto all’aborto e contro la circolazione di armi nel paese. Attenzione a Beshear, uno dei governatori più giovani a 46 anni e che è riuscito a strappare il Kentucky ai repubblicani. Un discorso simile per il senatore Kelly, che ha vinto due elezioni in Arizona – stato chiave in cui Trump oggi è in vantaggio.

Redazione

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