Hanno volato sulle ali del loro Nacra 17 e alla fine si sono aggiudicati la medaglia d’oro della vela alle Olimpiadi di Tokyo 2021. Ruggero Tita e Caterina Banti hanno dimostrato affiatamento totale che li ha portati dritti alla vittoria. Hanno volato come farfalle spingendosi sul filo dei 40 km/h.

Acrobati tra mare, vento e cielo, hanno fatto sognare, tanto da spingere molti a credere che la loro non fosse solo una coppia nello sport ma anche nella vita. Ma loro non sono fidanzati, sono solo un grande duo sportivo che è riuscita a vincere tutto quello che si poteva vincere: Europei, Mondiali e ora i Giochi di Tokyo.

Il 29enne trentino e la 34enne romana si sono conosciuti nel 2016. Si sono piaciuti, sportivamente, da subito, tanto da rompere le loro rispettive coppie nello sport per riunirsi in squadra insieme. Lei all’epoca navigava sui Nacra 17 con Lorenzo “Rufo” Bressani, istituzione della vela italiana, con un piano già in atto per arrivare a Tokyo.

Tita era reduce dalle Olimpiadi di Rio a bordo del 49ers con il fidatissimo Pietro Zucchetti. “Ho sentito girare la voce, ho chiesto a Caterina se era vero e lei mi ha confermato via Sms”, ha detto Tita a Repubblica. Così lo screzio con Bressani e le coppie sono scoppiate. Banti ha traslocato a prua del Nacra di Tita, modificato con le ali volanti in vista di Tokyo. Sebbene dolorosa ma la scelta è stata azzeccata. “Siamo perfezionisti. Curiamo ogni particolare. L’idrodinamicità delle appendici in acqua, la resistenza all’aria di tutto quello che sta sopra la superficie” dice Tita.

I due non hanno perso di vista nemmeno per un istante l’obiettivo Tokyo, tanto che hanno continuato ad allenarsi strenuamente durante il lockdown inventando trapezi sospesi nel vuoto dal terrazzo di casa e qualsiasi imbracatura che potesse sostituire in qualche modo la forza di mare e vento. “L’ultima regata è stata una passerella – festeggia Tita subito dopo l’arrivo -. Dovevamo controllare gli inglesi e l’abbiamo fatto. Il lavoro vero è stato quello nelle 12 regate della settimana scorsa, Un percorso quasi perfetto che ci ha permessi di arrivare alla medal race in posizione quasi di sicurezza”.

Ma l’amore per la vela non è stato innato. Ruggero è il timoniere. È nato a Rovereto 29 anni fa. Prima tentato dallo sci (“Da buon trentino la neve ha rappresentato il mio primo sport”) è salito in barca un’estate mentre era in vacanza sul lago di Caldonazzo e non è mai più sceso. Nel 2019 si è guadagnato una chiamata alla base di Luna Rossa di Cagliari, l’esperienza in America’s Cup con il team di Max Sirena gli è servita per allargare gli orizzonti e mettere altra acqua, e vento, in cambusa.

Caterina, il prodiere, romana del Flaminio di 34 anni, ha frequentato prima l’equitazione, poi la scherma e la ritmica, prima di trovarsi negli spazi ristretti del Nacra 17. Si è avvicinata alla vela per caso sul lago di Bracciano, amore a prima vista: “Adoro la sensazione di libertà — racconta —, con Ruggi le strade si sono incrociate nel 2016: il feeling è stato immediato, non abbiamo dovuto costruirlo”. Un dettaglio fondamentale, in questa storia.

I due non hanno mai perso di vista gli studi. Caterina parla sei lingue tra cui l’arabo e ha una laurea magistrale (110 e lode) all’università di studi orientali di Napoli con tesi su un testo giuridico del XVII secolo sulla liceità del tabacco. Ruggero è laureato in ingegneria informatica. Lo scorso anno ha rinunciato a imbarcarsi su Luna Rossa per arrivare vittorioso a Tokyo. I due ce l’hanno fatta e portano con soddisfazione a casa l’oro.

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Laureata in Filosofia, classe 1990, è appassionata di politica e tecnologia. È innamorata di Napoli di cui cerca di raccontare le mille sfaccettature, raccontando le storie delle persone, cercando di rimanere distante dagli stereotipi.