Oggi scade il memorandum Tim-Cdp
Chi spia Cassa Depositi e Prestiti, nella sede e nei cellulari dei vertici cimici e trojan: indaga l’intelligence
La più importante istituzione finanziaria del Mef, Cassa depositi e prestiti, sarebbe oggetto di spionaggio con parte della nuova maggioranza del governo che gradirebbe un cambio di regime ai piani alti di Cdp. Ma non solo. Anche lo stesso amministratore Dario Scannapieco e i suoi manager sarebbero stati spiati.
L’ex vicepresidente della Banca europea degli investimenti, voluto da Mario Draghi a capo di Cdp, avrebbe fatto controllare gli uffici di via Goito a Roma – come riporta Domani -, e fatto analizzare il suo cellulare alla ricerca di microspie, trojan e di eventuali intromissioni informatiche dall’esterno. A quanto sembra la ricerca nelle stanze e sui device di Scannapieco avrebbe dato esito positivo, tanto che l’amministratore delegato si è rivolto anche alla nostra intelligence per cercare di capire chi avesse messo i captatori. Domani ha chiesto conto a Cdp ricevendo un secco No comment. E sull’intervento dei servizi la risposta è stata: “Come in tutte le grandi società e istituzioni, in Cdp c’è una costante attività di controlli e sicurezza, affidata alle strutture interne di Cassa” perché è al centro dei più importanti dossier economici del paese: dalla ‘rete unica’ alla vicenda Autostrade. Gli interessi sono molti.
Ci sono sempre stati i controlli ma da quando Scannapieco è ad la sorveglianza si è intensificata sui cellulari dei top manager presi e restituiti, se è tutto in regola, dopo poche ore. Scannapieco però si è lamentato con i suoi uomini più fidati che contenuti sensibili a conoscenza di pochissimi siano finiti parola per parola su siti e giornali. In più, gli è stato segnalato che file audio contenenti frammenti dei cda siano stati addirittura mandati ad alcuni soggetti istituzionali. Con l’intenzione di danneggiare lui e Cdp. Una violazione che ha indotto Scannapieco ha ordinare ai suoi legali un esposto in procura, per accertare i responsabili di quella che lui considera una gravissima fuga di notizie.
Scannapieco sta gestendo da mesi il dossier economico più delicato, quello che porterà la banda larga in tutto il Paese. I suoi nemici però dicono di lui che con la caduta di Draghi sia più debole e che esposti come questo servirebbero a mostrarsi vittima e a salvarsi la poltrona. Dalla partita che sta giocando Cdp è indubbio però che dipenda anche il futuro di Tim – i cui azionisti principali sono i francesi di Vivendi di Vincent Bolloré – e quello di Open Fiber, anch’esso costruttore di infrastrutture di rete controllato al 60 per cento dalla stessa Cdp.
I vertici dell’ente sono attaccati aspramente da alcuni siti e imprenditori come Luigi Bisignani che sul Tempo spara a zero su Scannapieco, l’ex consigliere economico di Draghi Francesco Giavazzi e i vertici di Open Fiber, e invita il premier Giorgia Meloni a cacciare tutti in tempi brevi. Le critiche sono legate al memorandum tra Tim e Cdp in scadenza oggi che prevedeva come Cassa facesse un’offerta all’azienda guidata da Pietro Labriola in modo da acquistare la rete, per unirla a quella di Open Fiber sotto l’egida dello Stato. Non certo l’ipotesi preferita dal governo che crede, come il neo sottosegretario con deleghe alle telecomunicazioni Alessio Butti, che sia assai più conveniente che Cdp faccia un’opa meno onerosa su Tim zavorrata da 25 miliardi di euro di debiti.
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