“Chi mi segue da tempo sa che nel pieno della campagna referendaria del 2016 tra le tante fake news che mi hanno mostrificato l’immagine c’era quella di mio cognato Andrea, il marito di mia sorella Matilde, che avrebbe aiutato a sottrarre dei fondi dell’Unicef”. Con queste parole Matteo Renzi inizia a riepilogare la vicenda processuale che ha toccato la sua famiglia e che visto ieri, con la richiesta del procuratore aggiunto Luca Turco di assoluzione per i fratelli Conticini un importante punto di svolta.

 “La famiglia Renzi ruba i soldi destinati ai bambini africani”, questo il ritornello insopportabile che alcuni organi di stampa e diversi parlamentari populisti allora rilanciarono. È una storia che chi ha letto Il Mostro conosce bene (per i pochi che tra voi non hanno letto il libro: rileggerlo adesso dopo le assoluzioni dei miei e di Andrea fa ancora più effetto). I fatti contestati erano del 2011, l’indagine è iniziata nel 2016, ieri il PM, Luca Turco (quello di Open e dell’arresto dei miei genitori) ha tenuto la requisitoria. E cosa ha detto persino Turco, uno che notoriamente non mi ama?

Ha detto che dopo sette anni e mezzo di indagine e un processo infinito anche lui si è convinto che “Il fatto non sussiste”. E ha chiesto l’assoluzione. Il fatto non sussiste, capite? Il Fatto Quotidiano ci ha montato sopra una polemica incredibile con tanto di titoli show contro “legge ad cognatum”, ma il fatto penale non sussiste! Ora io non entro nella vicenda processuale, troppo complessa per essere riassunta in poche righe.
Vorrei che per un attimo pensaste a mio cognato. Bravo ragazzo, gran lavoratore, scout bolognese, educatore, laureato in teologia, padre affettuoso di quattro bambine. Ha sposato mia sorella, ok, ma quello non è un reato; non ancora almeno.
Pensate per un attimo ad Andrea, solo a lui.

Gli hanno tolto l’accesso ai conti correnti in banca, gli hanno tolto tanti lavori, gli hanno negato un visto negli Stati Uniti dove doveva accompagnare la sua bambina speciale, la meravigliosa Maria che ha un cromosoma – e una marcia – in più degli altri.Gli hanno tolto il sonno, soprattutto. Ha vissuto sette anni e mezzo con il marchio di infamia più grande: aver aiutato a sottrarre i soldi dei bambini africani. Provate voi ad affacciarvi su Facebook quando alcuni media ti dicono che sei un ladro e per di più ladro che ruba ai più poveri. Provate voi ad andare a lavorare, a giocare a Risiko, a tornare dai parenti dei genitori che se ne sono andati troppo presto per provare questo dolore: ovunque vai, in questi casi, ti guardano storto.
Ieri, dopo sette anni e mezzo di gogna mediatica, persino il PM chiede l’assoluzione.  Il fatto non sussiste. Prima o poi qualcuno capirà che cosa è successo alla mia famiglia in questi anni. Prima o poi qualcuno si renderà conto di come abbiamo vissuto. Prima o poi qualcuno si scuserà per l’odio che ci hanno buttato addosso. Anche quei partiti politici che oggi fanno le vittime ma che nei miei anni bui organizzavano manifestazioni contro di me e contro i miei. Nel frattempo posso solo augurare ad Andrea di tornare a vivere. Nessuno gli restituirà questi anni, è vero, ma nessuno potrà mai più strappargli il sorriso. Il mio sorriso oggi vale doppio”, conclude il leader di Italia Viva.

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