Una decisione cervellotica che, ovviamente, ha dato il là a forti polemiche. Con una nota il Ministero dell’Interno ha sottolineato che chi vuole andare all’estero per turismo potrà raggiungere l’aeroporto anche se si trova in una regione arancione o rossa.
Una decisione che ha provocato tensioni e scontri con l’esecutivo. Per Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi, “non comprendiamo come sia possibile autorizzare i viaggi oltre confine e invece impedire quelli in Italia”. Gli albergatori e tutto il sistema dell’ospitalità italiana “sono fermi da mesi, a causa del divieto di spostarsi da una regione all’altra”, ricorda infatti il numero uno di Federalberghi.
Il caso è scoppiato con la risposta del gabinetto della ministra dell’Interno Luciana Lamorgese alla richiesta di delucidazioni dell’ASTOI, l’Associazione tour operator italiani: il chiarimento riguardava le restrizioni imposte dal Dpcm del 2 marzo e la possibilità di andare in aeroporto “in caso di viaggi per turismo verso destinazioni estere non interdette”. Il Viminale ha quindi chiarito che “sono giustificati gli spostamenti finalizzati a raggiungere il luogo di partenza di questo tipo di viaggi che, in quanto generalmente consentiti, non possono subire compressioni o limitazioni al proprio svolgimento”, purché muniti di autocertificazione.
Come noto nelle regioni in fascia arancione è vietato uscire dal proprio Comune di residenza se non per lavoro, necessità e urgenza, mentre in quelle rosse è vietata anche l’uscita dalla propria abitazione.
Il paradosso sottolineato da Federalberghi è chiaro: in Italia le limitazioni agli spostamenti sono rigide, mentre per andare all’estero per turismo il via libera è praticamente totale. “Non mi posso muovere dal mio Comune, ma posso volare alle Canarie: è assurdo, mentre l’85% degli alberghi italiani è costretto a restare chiuso”, ha denunciato Bocca al Corriere della Sera.
Insomma, Pasqua e Pasquetta potranno vedere gli italiani viaggiare all’estero ma dal 3 al 5 aprile il Paese sarà interamente in zona rossa, col paradosso del blocco interno e della possibilità invece di recarsi all’estero.
Ovviamente per chi rientra dall’estero è obbligatorio sottoporsi al tampone, mentre chi ritorna da viaggi in Regno Unito, Stati Uniti, Austria, Australia, Nuova Zelanda, Corea, Thailandia e Singapore è obbligatorio sottoporsi a quarantena di 14 giorni.