Le proteste di “Black lives matter”, il movimento per i diritti delle persone di colore che ha ripreso forza dopo la morte per mano della polizia dell’afroamericano George Floyd, vittima della brutalità di un poliziotto bianco a Minneapolis, sono finite al centro delle polemiche in Inghilterra.

Domenica i manifestanti hanno infatti imbrattato con la scritta “era un razzista” la statua di Winston Churchill, primo ministro britannico durante la Seconda guerra mondiale, presso il suo memoriale di Westminster. La statua tra l’altro era già stata deturpata durante una precedente manifestazione contro il razzismo svoltasi durante il 76esimo del D-day.

Non solo. Nella stessa giornata di ieri a Bristol era stata abbattuta dal piedistallo la statua di un mercante di schiavi, Edward Colston, monumento in bronzo eretto nel 1895 nel centro della città, calpestata al suolo dai manifestanti e poi gettata nelle acque della città portuale.

Il primo ministro britannico Boris Johnson ha affermato che le manifestazioni contro il razzismo sono state “sovvertite dai criminali”, mentre il ministro dell’Interno Priti Patel ha definito la protesta di Londra “assolutamente vergognosa”.

Proprio la deturpazione della statua dedicata a Churchill ha rilanciato il dibattito sulla figura storica dell’ex primo ministro britannico. Sono infatti note le opinioni di fatto razziste del primo ministro sugli indiani e sui palestinesi, così come i suoi ideali suprematisti: insomma, Churchill non era un santo, ma ogni figura storica va contestualizzata ed è impossibile e ingiusto cancellare la storia.

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