«Nella nostra Regione c’è uno stato di allerta che va monitorato se non vogliamo trovarci a dover scegliere chi curare. In questo momento la situazione è complicata, il tracciamento è saltato e la curva dei contagi continua a salire. La soluzione? Vaccino obbligatorio per tutti e basta a tamponi rapidi fai da te e all’autogestione del paziente». Ne è convinto il professor Bruno Zuccarelli, presidente dell’Ordine dei Medici di Napoli.

Presidente, dopo il suo grido d’allarme, alcuni suoi colleghi hanno “smentito” la gravità della condizione d’emergenza descritta da lei. Qual è, quindi, la reale situazione negli ospedali campani?
«La fila di ambulanze all’ingresso del Cotugno non l’ho vista solo io, vuol dire che non ho visto un film ma la realtà. Oltre all’immagine, ci sono altri elementi che mi spingono non a dire che ora siamo già in codice nero, ma che se continuano ad aumentare i contagi ci troveremo a doverlo dichiarare e sono i seguenti: innanzitutto in Campania è stata sospesa l’attività ambulatoriale, e poi diverse aziende hanno sospeso, legittimamente, le licenze ordinarie del personale. Questo vuol dire che siamo in uno stato di allerta, vuol dire che dobbiamo focalizzare le nostre risorse solo sul Covid e questo mi preoccupa. In questo modo rischiamo di privare le persone dell’assistenza per le altre patologie perché se in una fase iniziale questo poteva essere giustificato, oggi non lo è più e non assistere i cronici vuol dire rischiare di far acutizzare alcune patologie. Inoltre, il personale sanitario è sottoposto a un carico di lavoro enorme e molti medici si stanno contagiando, il che vuol dire ridurre il personale medico. Io ho lanciato un grido di allarme non perché oggi non siamo in grado di garantire assistenza a tutti, ma perché se aumenta a dismisura il carico di lavoro e le ospedalizzazioni, non vorremmo rivedere le scene del novembre 2020 dove l’assistenza ha avuto grandissimi problemi. Rispetto all’anno scorso, abbiamo il vaccino che rende i sintomi del Covid meno aggressivi, ma c’è una maggiore diffusività di questa variante. Se i positivi continuano a crescere, anche se la complessità dei sintomi è più lieve, si va verso numeri preoccupanti. Parlare di codice nero, quindi, non vuol dire che oggi siamo in questa situazione, ma se continuiamo così, non vorremmo doverci trovare a scegliere se dare la priorità a due pazienti che arrivano in codice rosso o a un paziente Covid. Quindi il mio appello era rivolto a questo scenario, alla vaccinazione obbligatoria per tutti e alla sanificazione di scuole e ambienti lavorativi».

A proposito di scuole, ieri il Tar ha bocciato l’ordinanza di De Luca che rinviava al 29 gennaio il ritorno in classe e con effetto immediato ha riaperto le scuole già oggi. Chi ha ragione?
«La riapertura delle scuole è di competenza del ministro della Pubblica istruzione e degli assessori del ramo, non è una competenza sanitaria. Io posso dire che possiamo tornare in presenza, solo se sanifichiamo adeguatamente tutti gli ambienti. Nel dicembre 2020 non abbiamo potuto neanche fare la cena di Natale con i nostri familiari, ora invece ristoranti, teatri e stadi sono al 50%, quindi la socializzazione con l’opportuno distanziamento può avvenire. Il vaccino è un grande valore, ma non è una corazza imperforabile».

E come giudica l’obbligatorietà del vaccino solo per gli under 50? Ha senso imporlo solo a una parte della popolazione, per altro a quella fetta che rispetto ai giovani ha meno occasioni di socializzazione?
«No, non è una misura efficace. Il fatto che il Governo abbia stabilito una multa di 100 euro per gli over 50 non vaccinati, mi lascia veramente perplesso. Forse sarebbe stato meglio non metterla proprio questa multa, mi sembrano tutti provvedimenti volti solo a tamponare la situazione, non a risolverla. E purtroppo vedere anche questo conflitto tra governo centrale e Regione non è un bello spettacolo. Detto questo, bisogna introdurre l’obbligo vaccinale per tutti e questo era un provvedimento da adottare già tempo fa, anche perché l’Europa non sta facendo una bella figura: la sanità dovrebbe avere un comportamento uniforme in tutti i Paesi. Questo perché la globalizzazione cambia l’andamento delle epidemie visto che ci spostiamo così tanto e io posso contagiarmi all’arrivo in un altro paese, per questo è importante che tutti adottino le stesse misure. Per questo Governo e Regioni dovrebbero adottare gli stessi comportamenti».

Il tracciamento, invece, è di fatto saltato, la sensazione è che i tamponi rapidi fai da te a casa abbiano creato molta confusione e contribuito all’impossibilità di tenere sotto controllo i soggetti positivi e i contatti stretti perché tutto è rimesso alla responsabilità di ciascuno. Lei cosa pensa?
«Sicuramente molti che sono risultati positivi al test fai da te a casa non si sono denunciati o sono addirittura usciti ugualmente perché questa variante del virus è meno aggressiva, quindi i sintomi sono quasi sempre lievi. L’autogestione da parte del paziente è rimessa alla sua correttezza e sicuramente il tracciamento con questi numeri e questi criteri non è più possibile. In conclusione, quindi, il tampone rapido gestito dal paziente non credo sia stata una misura efficace, anche perché il test va fatto da chi è competente in materia e se e quando c’è l’esigenza, ovvero dei sintomi o un contatto stretto con un positivo accertato. Non va fatto perché devo andare a una cena con gli amici o in discoteca. Non è così che risolviamo il problema, vanno fatti quando c’è un’esigenza reale altrimenti aumenta il lavoro e si crea caos».

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Giornalista napoletana, classe 1992. Vive tra Napoli e Roma, si occupa di politica e giustizia con lo sguardo di chi crede che il garantismo sia il principio principe.