Dopo giorni di violenza la situazione in Ciad sembra essere tornata normale, ma permangono molti dubbi sulla reale portata del colpo di stato che sarebbe stato tentato ai danni di Mahamat Deby. La morte di uno dei pochi politici di opposizione e gli arresti di decine di elementi sicuramente “scomodi” per il regime ciadiano ha tutta l’aria di un classico regolamento di conti utile a far tacere il poco dissenso ancora rimasto nel paese africano. Nei giorni scorsi, attorniato da un consueto silenzio della stampa, è arrivato nella capitale N’Djamena l’inviato speciale per l’Africa di Emmanuel Macron, Jean Marie Bockel, uomo di grande esperienza. Bockel è stato ministro del Commercio sotto Mitterand e Segretario di Stato alla Difesa e poi alla Giustizia sotto Sarkozy.

Il suo viaggio è stato mirato ai quattro paesi africani che ancora ospitano basi francesi, vale a dire: Senegal, Costa d’Avorio, Gabon e ovviamente Ciad, quattro nazioni che Parigi non vuole assolutamente mollare. Bockel ha dichiarato che i militari francesi resteranno in Ciad, unico caposaldo nella turbolenta regione del Sahel, ed ha poi espresso ammirazione per il generale Deby che guida la giunta al potere da ormai tre anni. Jean Marie Bockel ha poi lodato le forze armate ciadiane come scudo alla violenza che sta sconvolgendo l’area, sottolineando il ruolo degli oltre mille soldati francesi presenti sul territorio. Dopo essere stati cacciati da Mali, Burkina Faso e Niger, il Ciad è diventato determinante per difendere la posizione di Parigi in Africa ed i rapporti con Mahamat Deby sono fondamentali per evitare il totale crollo della Francafrique.

Il padre dell’attuale presidente era un fedelissimo della Francia e veniva soprannominato il “gendarme di Parigi” perché ogni volta che si manifestava un problema in Africa era sempre pronto ad intervenire e dal suo paese sono partite la maggior parte delle operazioni militari francesi in Africa degli ultimi 30 anni. Oggi la situazione è cambiata e Deby figlio non disdegna parlare anche con la concorrenza. Nei mesi scorsi i russi sono stati avvistati anche a N’Djamena portando l’esperienza dei paesi confinanti come il Sudan o la Repubblica Centrafricana. A maggio si terranno inoltre le prime elezioni dalla morte in battaglia di Idriss Deby e dal passaggio di potere al figlio con la benedizione delle forze armate.

L’unico candidato dell’opposizione è stato però ucciso e la vittoria di Deby appare davvero scontata. Nella dichiarazioni di Jean Marie Bockel nemmeno una parola sulla morte di Yaya Dillo, il leader del Partito Socialista Senza Frontiere, ucciso nelle scorse settimane, ma un chiaro appoggio francese alla conferma al potere di Mahamat Deby. Il Ciad è diventato cardinale per gli equilibri dell’Africa centrale e conseguentemente per la mediterranea, per questo motivo Mosca sta spingendo per prendere il controllo anche di questo, ultimo tassello di un mosaico che sta componendo da anni.

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Matteo Giusti, giornalista professionista, africanista e scrittore, collabora con Limes, Domino, Panorama, Il Manifesto, Il Corriere del Ticino e la Rai. Ha maturato una grande conoscenza del continente africano che ha visitato ed analizzato molte volte, anche grazie a contatti con la popolazione locale. Ha pubblicato nel 2021 il libro L’Omicidio Attanasio, morte di una ambasciatore e nel 2022 La Loro Africa, le nuove potenze contro la vecchia Europa entrambi editi da Castelvecchi