Cronache dalla stanza dei bottoni
Ciampi, Jervolino, Amato: quella settimana cruciale per l’elezione del Presidente e la richiesta di Berlusconi
Martedì 27 aprile. Arrestato Cusumano. Lo sapevamo da giorni. Si è fatto subito il Consiglio dei ministri, quel furbastro di Ciampi ha pensato bene di anticipare D’Alema revocando le deleghe al sottosegretario prima della riunione. Come si fa a tenere insieme e a dare una prospettiva a questa cazzo di maggioranza? D’Alema prima o poi deve porre il problema di che cosa diventerà. Forse non si può aspettare il 14 giugno. A quel punto i giochi li faranno i democratici. Va costruito prima il futuro del governo e della maggioranza. Si può parlare di elezioni? Quando? La mattina vedo la Montecchi che suggerisce una riunione dei parlamentari di maggioranza con D’Alema. È un’idea.
Chiama Della Valle, e si lamenta del fatto che sta fallendo l’intesa Unicredito-Comit per il pesante intervento di Mediobanca, che vuole l’intesa Intesa-Comit. Di che ti lamenti, caro Diego, gli ho detto. Volevate distruggere Mediobanca, il vecchio si è difeso e questi sono i risultati. Mps è intenzionata a prendere Unipol e Fondiaria per poi andare con Banco di Roma. D’Alema parla con Giannelli e Turchi, poi mi chiede di andare da Geronzi per dirgli che deve prendere Unipol dentro il progetto con Mps. Perché Unipol prenda Fondiaria è necessario parlare con Mediobanca. Lo farà Marchini, ma Geronzi mi fa capire che farebbe piacere a lui farlo.
Di ritorno dall’Albania, D’Alema dice a Minniti che Antonio Napoli può diventare l’interfaccia albanese del governo. In sostanza il consigliere politico di Maiko. Ne parlo con Antonio che dopo mezz’ora mi dice sì. La mattina dopo è a Palazzo Chigi, ne parla con me e D’Alema, poi con Minniti. Si procederà. La cosa mi fa abbastanza ridere. Siamo sempre gli stessi. Giorni stanchi, successivamente. Me ne vado a Capri il fine settimana. Mannheimer ci dice che i dati sono non buoni, ma ottimi (i Ds al 23%, l’Asino all’8). lo dubito. Sul Quirinale avanza la Jervolino, con Veltroni che si muove bene per tenere insieme la maggioranza. Sulla guerra qualcosa si muove. L’Opa Telecom procede senza impennate, ma la situazione di Bernabé non sembra brillante. Parlo con Galateri venerdì e gliene dico quattro. A Sorgi farà capire che gli faccio un po’ paura. Nasce e muore subito l’operazione “Lombardi”. Alla Difesa studiano un piano per abbattere i barchini clandestini che vanno e vengono per l’Adriatico. D’Alema approva entusiasticamente. Minniti boccia. Ci metteremmo in lite con la Macedonia, nostra alleata!
Martedì 4 maggio. Parte l’operazione umanitaria per i profughi del Kosovo in Macedonia. In 10000 verranno a Comiso, luogo-simbolo. Approntiamo la macchina comunicativa nella quale ormai siamo esperti. Milosevic chiama Dini e si dice disposto a darci Rugova. Pare che arriverà domani, mercoledì. D’Alema vuole Ruggiero all’Eni. Va alla Camera e supera l’ostruzionismo del Polo sulle deleghe. Sembra Superman.
Mercoledì 5 maggio. Rugova alle 15.45 (grosso modo) è partito e sta volando da noi. Minniti lo andrà a prendere con Cascella ed una troupe televisiva, poi D’Alema lo sequestrerà a villa Madama, dove soggiornerà con la famiglia. Anzi lo sequestrerà a villa Doria Pamphili, perché Rugova si porta 11 persone e a villa Madama non c’entrano. Naturalmente a colazione si sprecano le ironie sugli albanesi…
Ciampi, Jervolino, Amato: quella settimana cruciale per l’elezione del Presidente
Abbiamo preso Rugova. Grande colpo. Non so a cosa servirà, ma per la propaganda va benissimo. L’incontro con Agnelli non va granché. Mi chiama Draghi: chiede di vedermi. Perché ora? È in difficoltà, altrimenti non l’avrebbe fatto. D’Alema è preoccupato perché l’Opa non decolla ancora. Ci dicono che solo negli ultimi giorni andrà a buon fine. Cosa sulla quale tutti giurano. Agnelli dice che se ne andrà se l’Opa passerà. Lo fa in maniera molto scorretta. Si entra nella settimana cruciale per l’elezione del Presidente. I nomi sono due: Jervolino e Ciampi. Io sto avviando un lavoro per la Jervolino ma non dobbiamo scoprirci perché se dobbiamo mandare lì l’altro dobbiamo sempre essere noi a farlo. Senza dimenticare il terzo che potrebbe essere Amato. O forse no. Troppi non lo vogliono.
Lunedì sera si entra nella fase calda. Ipotizzo un incontro di maggioranza per proporre Ciampi da eleggere con il Polo, o Jervolino da soli al quarto scrutinio. La mattina dopo D’Alema arriva dicendo di avere avuto la folgorazione: bisogna eleggere Ciampi e basta. Gli chiedo di riflettere. Lo fa opportunamente e decide di azzerare la situazione (con telefonate a Fini e Letta). Il Polo non proporrà alcuna candidatura nell’incontro che alle 15 farà con Veltroni. Dopo se ne riparlerà, ricominciando da capo. Ma sempre Ciampi dovrebbe spuntare. D’Alema parla con tutti, prepara il vertice di domani, si porta Marini da Scalfaro, ma la notizia delle 18 di martedì è che in realtà Berlusconi non voterà Ciampi, ma indicherà Fazio, Monti e Amato. Quindi attenzione. Tenersi buoni i popolari!
Mercoledì mattina. Si torna allo schema iniziale. Ciampi se il Polo ci sta, Jervolino ce la votiamo da soli (con Rc e Lega). Veltroni si è troppo spinto su Ciampi, stamattina a telefono con D’Alema tutti e due in realtà si mostrano dubbiosi e mosci su Rosetta. Sbagliato. Deve essere la nostra candidata. Meno male che ci sto lavorando da giorni con i gruppi parlamentari.
La richiesta di Berlusconi
Mercoledì, ore 12. Mi chiama Ferrara, lo mando in missione da Berlusconi. Mi richiama dicendo che Berlusconi ci sta su Ciampi. La notizia si propaga, forse è andata. Blocco la mobilitazione delle donne, D’Alema chiama Veltroni dicendogli la cosa e richiamando una mia frase del giorno prima (Veltroni ha fatto il lavoro sporco, non me lo sarei mai aspettato). Alle 15 D’Alema incontra il Polo. Berlusconi gli fa un discorso confuso, e tre nomi: Ciampi, Amato e Mancino. D’Alema gli chiede quantomeno di tacere. Poi incontra la Lega, possibilista. Più tardi dirà a Mastella di parlare con Bossi per convincerlo ad essere della partita. Di ritorno a Palazzo Chigi cominciano le agenzie: il Ccd, poi An, Segni, etc… si dicono per Ciampi. Lui chiama Bertinotti che in una telefonata comica gli dice di non poter votare per Ciampi se non dice qualcosa contro la guerra. D’Alema lo manda gentilmente a quel paese. Prodi annuncia che viene al vertice delle 19, poi telefona e dice che non viene più: Piscitello non gli dà il permesso. Ferrara mi dice che Letta gli ha telefonato dicendo: “Basta con la Dc!”. Alla Camera Berlusconi mi prende da parte e mi chiede di fare Amato ministro del Tesoro. Sarà così, gli dico. D’Alema si ingelosisce, per questo e a causa del fatto che mentre vedeva il Cavaliere gli era arrivata una telefonata per me nel suo ufficio alla Camera. Veltroni viene nel suo ufficio, gli parla del complimento che gli ho fatto. La giornata si chiude bene. Ma la politica quanto è vanesia!
Giovedì, ore 8 e 45. Cuillo mi dice che Veltroni si è incazzato per una ricostruzione apparsa su Repubblica, a proposito del ruolo minore che ha avuto nella vicenda. Cerco di fargli capire che ho la testa altrove. Ciampi è stato eletto. Giubilo generale. Merito di D’Alema, come tutti sostengono. A colazione ci divertiamo, battute sconsolate su Prodi. Amarezza per Marini. D’Alema non ha dormito per il dispiacere dato al Ppi (e per il piacere fatto a Prodi). Si progetta lo staff di Ciampi (De loanna, Reichlin, Pirani), che invece decide di confermare tutti gli uomini di Scalfaro. Anche se per una fase. Dopo Gifuni ci sarà De Ioanna.
Dopo l’elezione di Ciampi siamo un po’ tutti stanchi. Bisogna ridefinire la prospettiva strategica e politica dell’alleanza di centro-sinistra. Nel fine settimana domina lo scontro D’Alema-Prodi. Si vedono a Palazzo Chigi e dopo venticinque minuti di dialogo sull’Europa si scazzano sull’Italia e si lasciano così. Santagata racconta a Latorre dello sconcerto di Prodi appena uscito dall’incontro. Poi sono i giornali a raccontare: Stampa, Repubblica… non dobbiamo ficcarci dentro queste storie. Bisogna stare un gradino più su. Scrivo su un nuovo computer, che ha pure il carattere euro, che non so ancora usare. D’Alema è tornato dalla Puglia e si lamenta di Cascella. Succede così con tutti i suoi addetti stampa, dopo un po’. Spero che il problema non cresca a dismisura.
Hanno ucciso Massimo D’Antona
Martedì 19 va a Bologna con Veltroni, dopo aver intascato l’ennesimo sì dal Parlamento con abile azione. Un centinaio di scemi fischia. Bisogna far finire la guerra. Bisogna fare campagna elettorale, e come? D’Alema comincia ad essere preoccupato del voto. Non è il caso, secondo me. Hanno ucciso Massimo D’Antona, alle 8 e 30 di stamattina. È terrorismo? Vedremo, ma da qualche giorno vi sono segnali inquietanti: assalti a nostre sedi, etc… bisogna gettare pubblicamente l’allarme, oltre a farlo nelle sedi dovute? Non lo so, c’è da riflettere. Ma la risposta strategica deve essere immediata. Possiamo utilizzare la nostra esperienza in materia. Oddio, speriamo di non doverlo fare. Mi angoscia la prospettiva.
Venerdì 21. Si discute delle scorte da affidare. Forse la daranno anche a me. Che palle.
(Continua)
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