Cronaca
Cimitero dei feti, via libera della giunta capitolina: “Basta nomi delle donne sulle croci”

La giunta capitolina ha mantenuto l’impegno: al Cimitero Flaminio di Roma sarà garantita la privacy delle sepolture. Erano i primi di ottobre quando avevamo incontrato Francesca mentre di fronte a noi, camminando fra le croci del “cimitero degli angeli” aveva visto una piccola croce con il suo nome e la data dell’aborto. Con una delibera, scritta dall’assessora al Verde Laura Fiorini in collaborazione con l’azienda municipalizzata dei rifiuti AMA che gestisce i cimiteri capitoli, sarà obbligatoria l’istituzione di una sezione apposita del registro cimiteriale che dovrà rimanere, come sarebbe dovuta essere fin dall’inizio, segreta.
“Pensiamo che tutto quello che è stato fatto da Roma Capitale e da Ama serviva ed è certamente utile ma restano in piedi le responsabilità per quanto è successo prima che non dipendono da un vuoto normativo ma ci sono state delle vere e proprie violazioni” ha commentato al Riformista Elisa Ercoli, presidente dell’associazione Differenza Donna. Saranno dunque registrati i dati della donna e un codice alfanumerico corrispondente al feto. Solo ed esclusivamente quest’ultimo sarà poi esposto sulla targhetta affissa sulla tomba. Secondo Ama è l’unico modo per aggirare il vuoto normativo che di fatto si è venuto a creare visto che il regolamento cimiteriale è fermo, di fatto, al 1979.
https://video.ilriformista.it/hanno-sepolto-mio-figlio-e-messo-il-mio-nome-sulle-croce-a-mia-insaputa-viaggio-al-campo-108-del-cimitero-flaminio-di-roma-oLfXaFtVVh
Differenza donna aveva inoltre annunciato l’avvio di una class action per difendere i diritti di tutte le donne coinvolte in questa vicenda: “Al momento aspettiamo e rispettiamo le indagini della Procura sicure di aver avuto un ruolo importante con la nostra azione di denuncia pubblica, poi andremo avanti. Adesso però è il momento di fare un altro passo. Tutto il nostro supporto va adesso ai consultori alle Asl per semplificare l’accesso all’interruzione di gravidanza”.
La presidente della commissione Pari opportunità Gemma Guerrini ha chiesto alla sindaca Virginia Raggi di “disporre la rimozione dei nomi già apposti, oltre all’eliminazione dei simboli religiosi, non confacenti al carattere laico dello Stato italiano”. Ma la questione è tutt’altro che risolta e saranno dunque le indagini a stabilire di chi sono state, in questa storia assurda, le responsabilità.
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