Sempre in bilico, compiendo mirabolanti imprese di equilibrismo, la Cina punta a diventare l’arbitro della partita in corso tra Russia e Ucraina, dopo l’invasione da parte delle truppe di Putin del paese ai confini dell’Europa. Il nuovo ruolo del regime di Pechino potrebbe emergere nelle prossime ore o giorni e un ‘assaggio’ è arrivato già oggi, col colloquio telefonico avvenuto tra il ministro degli Esteri cinese Wang Yi e il suo omologo ucraino Dmytro Kuleba.
Wang avrebbe assicurato a Kuleba “la disponibilità della Cina a compiere ogni sforzo per porre fine alla guerra sul suolo ucraino attraverso la diplomazia, anche come membro permanente del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite“, si legge nella nota del ministero ucraino.
Non solo. Nel corso della telefonata il Paese guidato da Xi Jinping ha “deplorato lo scoppio del conflitto tra Ucraina e Russia ed è estremamente preoccupata per i danni ai civili”, ha spiegato sempre il ministro degli Esteri di Pechino Wang Yi.
La posizione cinese è quella di sostenere “il rispetto della sovranità e dell’integrità territoriale di tutti i Paesi. In risposta all’attuale crisi, la Cina invita Ucraina e Russia a trovare una soluzione al problema attraverso i negoziati e sostiene tutti gli sforzi internazionali costruttivi che portino a una soluzione politica”.
Al netto del ‘politichese’ di rito, per la prima volta il regime di Pechino annuncia chiaramente di essere pronto a giocare un ruolo di primo piano per porre fine alle ostilità in corso in Ucraina, anche per ‘tutelare’ l’alleato russo, travolto dalle pesantissime sanzioni economiche internazionali e impantanato in una guerra che a Mosca credevano potesse essere risolta in 48 ore.
Una posizione, quella cinese, che sorprende. Soltanto venerdì scorso Pechino si era astenuta nel voto della risoluzione delle Nazioni Unite che condannava l’invasione russa dell’Ucraina, un documento sostenuto da 87 Paesi sul quale era arrivato lo scontato veto da parte di Mosca.
Il 24 febbraio invece la portavoce del ministro degli Esteri, di fronte alla stampa internazionale, aveva negato che quella russa fosse una invasione in territorio ucraino, definendo il tutto “un uso preconcetto della parola, tipico stile dei corrispondenti stranieri a Pechino”.
Ma l’intervento diplomatico cinese nella guerra può avere una duplice lettura: da una parte il tentativo di porre fine ad un conflitto che neanche Xi Jinping, nonostante le dichiarazioni pubbliche, ha guardato di buon occhio, anche perché ha avuto lo scomodo risultato di aver ‘resuscitato’ la Nato. E non è un caso se mai da parte del regime è stato accennato un possibile appoggio militare alla guerra messa in piedi da Putin.
Dall’altra parte c’è anche la volontà di ergersi a ‘leader mondiali’ non solo nel campo economico ma anche in quello diplomatico: una eventuale risoluzione del conflitto grazie alla mediazione cinese sarebbe uno smacco nei confronti degli Stati Uniti di Joe Biden e l’ennesima certificazione di un Paese che punta al ruolo di ‘dominus’ dei prossimi decenni.