La prima, più robusta e più efficace risposta ai dazi di Trump non la danno i paesi europei, ma Giappone, Cina e Corea del Sud che, durante l’incontro tra i ministri Takeshi Iwaya, Wang Yi e Cho Tae-Yul, hanno ampliato la loro cooperazione.
Consci che il clima di protezionismo economico e di nazionalismo politico danneggia soprattutto le economie esportatrici, questi tre paesi hanno ulteriormente appianato ogni tipo di divergenza per lavorare insieme.

Takeshi Iwaya ha condannato ogni tipo di rettifica dei confini manu militari, ricordando la posizione giapponese contro l’invasione russa e ribadendo la preoccupazione di Tokyo per l’alleanza tra Mosca e Pyongyang, che ha fatto un salto di qualità con la ratifica del Trattato per il partenariato globale strategico.
Contro il riarmo nordcoreano si è schierato fortemente Cho Tae-yul, identificando nella Corea del Nord la principale minaccia per la sicurezza e la stabilità della penisola. Più sibillino l’omologo cinese che, alludendo all’80esimo anniversario dalla fine dell’invasione giapponese, ha ricordato: il «futuro può essere creato solo dopo aver riflettuto sinceramente sulla storia». Ad ogni modo, le differenze ideologiche sfumano di fronte a un’integrazione economica già avanzata, facilitata dalla prossimità territoriale e dalle comuni radici culturali e religiose.

E, dunque, nelle stesse ore in cui il portavoce del ministro degli Esteri cinese si affretta a smentire categoricamente la partecipazione alla coalizione dei “volenterosi” – la Cina partecipa e ha partecipato a circa venti missioni Onu – la cooperazione triangolare fa un salto in avanti.
In questi giorni, sempre in Cina, si sono svolte le sessioni dell’Assemblea nazionale e della Conferenza consultiva, dalle quali sono emersi obiettivi ambiziosi su crescita (5%) e su contenimento di disoccupazione e inflazione. Si è insistito sul potenziamento dei consumi interni in risposta alle incertezze globali – la cooperazione con i vicini giapponesi e sudcoreani va in questa direzione – e sulla necessità di modernizzare l’esercito popolare, da completare entro il 2027 in occasione del centenario, con un aumento di budget annuo di circa il 7% (forte attenzione è data alla Marina).

Nell’avvicinamento tra Cina, Giappone e Corea del Sud, bisogna cogliere una riflessione più profonda. C’è preoccupazione per l’abbraccio tra Kim Jong Un e Putin, ma anche tra Trump e la Corea del Nord, come nel precedente 2018-19.
Tra il Mar Giallo e lo Stretto di Tsushima – luogo della più catastrofica sconfitta della flotta navale russa durante la guerra russo-giapponese – è nato un promettente blocco economico, forte di una popolazione che supera il miliardo e mezzo, agevolato dalla vicinanza geografica.
Sarà una preziosa valvola di sfogo per la produzione industriale e può ambire a essere un vero e proprio magnete, attraendo i paesi del Pacifico e del Sud-Est asiatico. Trump avvisato.