L’allarme covid in Cina da Shanghai si allarga anche a Pechino. Restrizioni e chiusure a partire da oggi dopo i circa quattro milioni di test anti-coronavirus effettuati ieri a Chaoyang, il distretto più popoloso della megalopoli abitata da circa 26 milioni di persone. La strategia resta la solita: quella che punta a zero contagi. E che però ha prodotto giorni di panico e isteria nella popolazione a Shanghai. La situazione è “pressante e cupa”, ha fatto sapere la Commissione sanitaria. Secondo le autorità Omicron ha cominciato a circolare “in modo strisciante” da almeno una settimana.

La Cina lunedì ha registrato in tutto il Paese circa 18mila casi, duemila in meno rispetto a domenica, 1.908 locali e 15.816 asintomatici. A Pechino 70 i casi da venerdì a ieri, 46 a Chaoyang – che è sede di grandi aziende e ambasciate, di istituzioni finanziare e quartieri molto frequentati per lo shopping: una sua chiusura rappresenterebbe un pericolo serio per l’economia cittadina. Dati intollerabili per il governo centrale che propugna la strategia “Zero Covid” e che ha quindi avviato il test su tre milioni e mezzo di residenti e migliaia di lavoratori che arrivano nel distretto ogni giorno. È partita subito la corsa ai supermercati per fare scorte di cibo e altri beni primari.

Chiusi da oggi nella capitale i teatri, le palestre, i siti turistici. Vietati convegni e riunioni. Ancora aperti per il momento negozi, ristoranti, cinema e uffici. Le misure di confinamento (definite “gestione controllata”) sono limitate a una trentina di edifici residenziali tutti nel distretto di Chaoyang. Le autorità hanno invitato a ricorrere al telelavoro e invitato i pechinesi a non lasciare la città se non per assoluta necessità. La campagna di test molecolari è stata annunciata soltanto domenica.

“Per arginare con determinazione il rischio di diffusione dell’epidemia e mantenere efficacemente la salute dei cittadini, si è deciso di ampliare l’ambito di verifica sanitaria sulla base dei test effettuati nel distretto di Chaoyang”, ha fatto sapere un portavoce del governo municipale. La paura è di una possibile replica dell’incubo che sta vivendo Shanghai, mezzo milione di positivi dal primo marzo e alla quarta settimana di isolamento. E dove l’ultima novità – dopo i trasferimenti forzati nei covid center, le scene di panico, la mancanza di beni di prima necessità – è il debutto di reti metalliche alte fino a due metri per isolare i palazzi e costringere i residenti in casa.

Pechino da sola vale il 5% del Pil nazionale che nel primo trimestre di quest’anno è già crollato del 5% circa. La produzione industriale solo a marzo è crollata del 7,5% annuo e le vendite al dettaglio del 18,9%. Lunedì i listini di Shanghai e di Shenzhen sono crollati ai minimi degli ultimi due anni. Dopo Chaoyang i test saranno condotti su tre cicli oggi, giovedì e sabato nei distretti di Dongcheng, Xicheng, Haidian, Fengtai,Shijingshan, Fangshan, Tongzhou, Shunyi, Changping, Daxing, nonché nell’area di sviluppo economico-tecnologico di Pechino.

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Giornalista professionista. Ha frequentato studiato e si è laureato in lingue. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Ha collaborato con l’agenzia di stampa AdnKronos. Ha scritto di sport, cultura, spettacoli.