Caino abita a Caivano. Ma nessuno lo tocchi. Perché la civiltà è la vera lezione che anche un colpevole di fratricidio, pressoché reo confesso, deve comunque imparare. Nel mezzo una storia d’amore: quella tra Maria Paola, sorella di Caino, e Ciro, figlio della luna che giorno dopo giorno, insieme all’amore per la sua lei, vedeva crescere anche la sua identità maschile.
Ciro, per fortuna, è sopravvissuto alla furia vendicatrice del fratello della sua fidanzatina. Lui, ragazzo trans, nato nel corpo e nell’anagrafe sbagliata, di quella Cira, nella quale probabilmente non si è mai riconosciuto. Maria Paola, invece, è morta a 18 anni. Vittima, con la sua anima forte e indifesa al tempo stesso, di una violenza nel contempo fratricida, misogina e transfobica.
Morta solo perché la sua storia d’amore col vicino di casa Ciro, che di anni ne ha 22, coraggiosamente, ha osato dire il suo nome, in questi ultimi (e per loro anche primi) tre anni insieme che li hanno visti diventare moderni Romeo e Giulietta della provincia partenopea.
Una periferia dove pure era arrivato l’arcobaleno che era riuscito a restituire i suoi colori, anche in quella terra di fango e fuoco, grazie alla passione e al coraggio dei due giovani innamorati.
Colori che il curato della parrocchia, inseguito per l’intera giornata di domenica dalle telecamere, non è riuscito a raccontare nel modo più semplice, prendendo l’unica parte possibile: quella dell’amore. Nel mezzo due famiglie dilaniate dall’odio nel quale Caino, dodici anni più grande della sorella, è cresciuto, convinto di avere ragione.
Convinto a tal punto di essere nel giusto da poter dire di sua sorella, morta fuggendo proprio da lui, che la stava inseguendo “perché si era infettata e meritava una lezione”. Ma il virus a cui si riferiva Caino non era quello maledetto della pandemia che tutto il mondo sta combattendo, bensì il demone più bello che un essere umano possa incontrare: l’amore. Mentre lui, Caino, era preda di un altro demone: Lucifero, l’angelo più lontano da Dio, al punto da trasformare anche il ragazzo in un vero diavolo.
Tutto questo accade al confine con quella Gomorra, per niente romanzesca, proprio nella settimana in cui Papa Francesco con un suo scritto compie un passo in più nella direzione di una umanizzazione sempre maggiore della dottrina, sdoganando il piacere che, secondo Bergoglio: “arriva direttamente da Dio, non è cattolico né cristiano né altro, semplicemente è divino“, continuando così nella non facile opera di affrancamento della Chiesa dalla millenaria sessuofobia.
Parole che speriamo col tempo possano raggiungere anche i nuovi ghetti urbani che in pochi giorni hanno lasciato a terra due vittime della furia e dell’odio cieco e disumano. Carnefici che tuttavia la civiltà laica del diritto dovrà ricondurre comunque all’idea di rieducazione che resterà sempre più forte delle sbarre ed è l’unico fine vero per cui, Costituzione alla mano, la pena, in nome del popolo italiano, dovrà e potrà essere davvero certa e realmente esemplare.