Nessun abbreviato ma un processo con rito ordinario in caso di rinvio a giudizio. E’ questa la decisione di Ciro Grillo, figlio del garante del Movimento 5 Stelle, e dei suoi tre amici Vittorio Lauria, Edoardo Capitta e Francesco Corsiglia, accusati di violenza sessuale di gruppo.

I fatti sarebbero quelli avvenuti nella villa del comico genovese in Sardegna nella mattina del 17 luglio 2019, quando gli allora 19enni avrebbe violentato dopo una serata in una discoteca della Costa Smeralda una 19enne italo-norvegese, che poi ha denunciato il tutto ai carabinieri di Milano facendo partire l’inchiesta. In tre, Capitta, Lauria e Grillo, avrebbero fatto anche foto oscene con la seconda ragazza che dormiva sul divano, amica della presunta vittima della violenza. Accuse sempre respinte dai quattro indagati, che hanno parlato invece di “sesso consenziente” con la ragazza.

La decisione di scegliere il rito ordinario, che in caso di condanna non prevede alcun sconto di un terzo della pena, sarebbe arrivata al termine di una riunione ricca di tensione dei quattro amici, dei loro legali e dei familiari, almeno secondo quanto scrive il Corriere della Sera. La scelta infatti non era condivisa da tutto il gruppo: due di loro, Capitta e Lauria, avrebbero infatti preferito il rito abbreviato, ma alla fine si è scelto di affrontare la ‘grana giudiziaria’ uniti.

L’ufficialità della scelta deve però essere ancora comunicata al giudice: probabilmente avverrà il prossimo lunedì. Anche per questo, finché la scelta non verrà ufficializzata, l’orientamento di alcuni sul rito ordinario o abbreviato potrebbe ulteriormente cambiare.

Nel giugno scorso il procuratore di Tempio Pausania Gregorio Capasso e la sua sostituta Laura Bassani avevano chiuso le indagini nei confronti dei quattro amici genovesi chiedendo il rinvio a giudizio dei ragazzi: l’udienza preliminare in cui potrebbero finire ufficialmente sul banco degli imputati si terrà il prossimo 5 novembre.

In caso di condanna le pene saranno da un minimo di 6 anni a un massimo di 12 perché i fatti contestati sono avvenuti pochi giorni prima dell’entrata in vigore del codice rosso: con le nuove norme gli anni sarebbero stati minimo 8 e massimo 14.

Redazione

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