Si avvicina il giorno chiave per Ciro Grillo, figlio del fondatore del Movimento 5 Stelle Beppe, e per i suoi tre amici Vittorio Lauria, Edoardo Capitta e Francesco Corsiglia. Venerdì il gip di Tempio Pausania Caterina Interlandi dovrà decidere se rinviare a giudizio i quattro ragazzi accusati di violenza sessuale nei confronti di Silvia (nome di fantasia, ndr), la 19enne italo-norvegese che sarebbe stata stuprata nella villa del comico genovese in Sardegna, a Cala di Volpe, nella notte tra 16 e 17 luglio 2019.

A Tempio Pausania però non ci saranno sicuramente i quattro indagati, né Silvia e l’amica Roberta, anch’essa finita nell’inchiesta come vittima, perchè sullo sfondo di fotografie oscene mentre dormiva sul divano.

A pochi giorni dall’udienza che potrebbe mandare a processo Ciro e i tre amici (con rito ordinario o abbreviato, che concederebbe un un terzo della pena nel caso di condanna) o che potrebbe proscioglierli da ogni accusa, emergono nuovi particolari sull’indagine. 

Dettagli utili all’accusa, rappresentata del procuratore di Tempio Pausania Gregorio Capasso e della sostituta Laura Bassani, per smontare le insinuazioni di Beppe Grillo nell’ormai noto video pubblicato sui social, dove il garante del Movimento sosteneva tra le righe che la ragazza fosse consenziente: “La mattina viene stuprata, il pomeriggio fa kitesurf e otto giorni dopo va dai carabinieri, è strano!”, ricordava Grillo.

Una tesi, quella di Grillo, che cozza con i messaggi scambiati da Silvia con una amica di infanzia, M.R., che vive ad Oslo. Una conversazione via WhatsApp che avviene poche ore dopo il presunto stupro, riportata questa mattina dal Corriere della Sera. Silvia si confida e si lascia andare ai suoi tormenti dopo l’incubo vissuto nella villa di Grillo: “La verità è che la sola cosa che sento dopo questa esperienza è che io non valgo niente… le persone mi usano soltanto quando e come vogliono e poi mi buttano via come spazzatura. E non parlo solo di sconosciuti ma anche di quelli che considero amici”, scrive la 19enne all’amica. 

Quest’ultima la difende e la rincuora dopo quanto accaduto in Sardegna: “Quello che hanno fatto quei ragazzi è pura manipolazione, e hanno approfittato di te”, ricordandole che “non importa se non hai urlato di smettere o roba del genere. Ti hanno manipolato umiliandoti. So che sei un po’ insicura e loro hanno fatto leva su questo per usarti. Questo è una colpa e un errore loro, al 100%”. Quindi l’invito a rivolgersi “a un “professionista, uno psicologo che ti aiuti a vedere che bella persona sei”, perché “incolpare te stessa non è una cosa sana ed è sbagliato. Hai bisogno di capire che sei una brava persona”.

Silvia le risponde quando è ancora in Sardegna, promettendole che “andrò a parlare con qualcuno, anche se non sono sicura che cambierà le cose. Chi lo sa, forse mi aiuterà a rimettermi in carreggiata. Sto accumulando troppa roba brutta, non riesco più a gestirla…”.

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Napoletano, classe 1987, laureato in Lettere: vive di politica e basket.