Coesione e unità nazionale non possono prescindere dai percorsi di partecipazione e solidarietà

Riceviamo e pubblichiamo la lettera indirizzata al direttore di Pasquale Antonio Riccio, presidente dell’Associazione Progetto Alfa, sul terzo settore.

Gentile Direttore,
ci avviamo ormai al mese di agosto e, ancora una volta, dobbiamo registrare quanto siamo vittime di una bolla mediatica. Si sono scritte e pronunciate milioni di parole sulla gestione dell’emergenza e della conseguente crisi economica e, naturalmente, sul bellissimo universo del non profit.

Il terzo settore è stato il fiore all’occhiello di qualsiasi discorso pronunciato dal mese di marzo in poi dai rappresentanti delle istituzioni, la carta da giocare quando in preda ad euforia o sconforto si voleva far riferimento alle tante persone che, unitamente al personale sanitario, hanno affrontato la fase acuta della pandemia senza paura e non lasciando mai soli i cittadini. Elogi meritati e continui ai quali non sono però seguiti fatti concreti di sostegno da parte dei decisori politici che, nella gran parte dei casi, si sono limitati ad annunci e promesse di montagne in grado di partorire solo topolini.

È arrivata l’estensione del credito d’imposta, la possibilità di accedere ai finanziamenti destinati inizialmente alle PMI ed è stato aumentato il fondo per il sostegno al Terzo settore nelle regioni del Mezzogiorno, ma, in pratica, è tutto molto fermo e nei fatti ci si è quasi dimenticati totalmente il cuore del non profit ovvero le miriadi di piccole e medie associazioni tanto lontane dalla ribalta quanto decisive e fondamentali per la coesione sociale della comunità nazionale.

Ancora una volta sembrano prevalere gli interessi di piccole e grandi conventicole dedite alla tutela dei propri percorsi, ma che non possono essere più l’unico punto di riferimento al momento delle scelte strategiche del Governo e del Parlamento. Il prezzo che la comunità nazionale pagherebbe sarebbe troppo alto poiché non si tratta della possibile scomparsa di tante piccole realtà associative, ma del rischio di vedere svanire esperienze e percorsi di sostegno, ascolto e risposte ai bisogni delle persone che rappresentano un patrimonio non quantificabile ed inestimabile per l’Italia.

C’è qualcuno in Parlamento, nelle Regioni, in generale nelle istituzioni e nel mondo del non profit pronto a farsi carico realmente di tutto il terzo settore e non di una sola parte? La coesione e l’unità nazionale non possono prescindere dai percorsi di partecipazione e solidarietà.