Torna ad essere abitata la villetta di Cogne, vent’anni dopo la morte del piccolo Samuele, Anna Maria Franzoni apre ancora la porta d’ingresso della casa dove è avvenuto l’omicidio per il quale la donna è stata condannata, anche se lei in tutto questo periodo non ha mai confessato di aver ucciso il figlio di tre anni. Anzi lo ha sempre negato.
Nonostante la condanna a 16 anni arrivata con la sentenza d’Appello nel 2008 e che l’ha portata in carcere e poi agli arresti domiciliari, Franzoni ha trascorso alcuni giorni nella casa della frazione Montroz, sopra l’abitato di Cogne, insieme con il marito Stefano Lorenzi per le festività di Capodanno. Nella piccola Cogne la voce è corsa rapidamente.
Altre volte la coppia è tornata a Montroz anche se nessuno vuole mai dare troppo risalto, soprattutto per evitare di rianimare “il circo delle televisioni” come dice qualcuno in paese a La Repubblica. Finita la scappata a Cogne Anna Maria è tornata nel suo paese d’origine dove conduce l’attività di imprenditrice del turismo che gestisce anche con l’aiuto del fratello più piccolo di Samuele.
La villetta è stata conosciuta da tutti grazie alle numerosissime apparizioni televisive, plastici e approfondimenti ed è diventata in questi anni teatro di un turismo del macabro. Rimasta di proprietà della famiglia Franzoni nonostante che nel novembre del 2020 il tribunale di Aosta ne aveva disposto la vendita all’asta su richiesta dell’avvocato Carlo Taormina che vantava 275 mila euro di parcelle non pagate. Ma l’asta già fissata per il 19 febbraio 2021 era stata sospesa per poi essere annullata pochi mesi dopo.
Il giudice aveva deciso che la villetta dell’orrore sarebbe dovuta rimanere di proprietà della famiglia Lorenzi-Franzoni. Il tribunale aveva dichiarato estinta la procedura esecutiva partita su richiesta dell’avvocato Carlo Taormina, ex legale di Annamaria Franzoni e suo creditore. Il provvedimento era arrivato al termine di un periodo di sospensione dell’asta, scattato nell’ambito di un accordo tra le parti.