Addio a Vittorio Emanuele di Savoia. La notizia è stata ufficializzata dalla Real Casa. Avrebbe compiuto 87 anni il 12 febbraio. Il figlio di Umberto II, ultimo re d’Italia e della regina Maria José, è morto nelle scorse ore a Ginevra. “Alle ore 7.05 di questa mattina, 3 Febbraio 2024 – si legge – Sua Altezza Reale Vittorio Emanuele, Duca di Savoia e Principe di Napoli, circondato dalla Sua famiglia, si e’ serenamente spento in Ginevra. Luogo e data delle esequie saranno comunicati appena possibile”. Nel comunicato non si fa nessun accenno a problemi di salute o a malattie pregresse.

Nato a Napoli nel 1937, designato a succedere al trono, dopo il referendum del 1946 che sancì la vittoria della Repubblica, ha vissuto in esilio fino al 2002, quando, cancellata la XIII disposizione che vietava il rientro dei discendenti maschi in Italia, rientrò dopo 57 anni d’esilio e tornò volutamente a Napoli, città che lo aveva visto partire nel 1946.

Era sposato con Marina Doria, da cui ha avuto un figlio, Emanuele Filiberto. Nel corso degli anni alcuni scandali legati a vicende giudiziarie hanno contrassegnato la vita di Vittorio Emanuele, che è sempre stato prosciolto dalle accuse più gravi e condannato solo per porto abusivo di armi da fuoco a 6 mesi con la condizionale.

Vittorio Emanuele nel 1978 fu indagato per la morte di Dirk Hamer, 19enne tedesco ferito gravemente nella notte tra il 17 e il 18 agosto mentre dormiva su una barca di amici al largo dell’isola di Cavallo in Corsica. C’era stata una lite sull’uso di un gommone, quello preso in prestito da un gruppo di ragazzi dall’imbarcazione di Vittorio Emanuele di Savoia. Il principe prese il suo fucile, fece fuoco e un colpo raggiunse il ragazzo alla gamba. Dirk Hamer morirà in seguito a un calvario di operazioni durato mesi.

Processato dalla Corte d’Assise di Parigi, Vittorio Emanuele venne assolto dall’accusa di omicidio preterintenzionale. Ma nel 2006 arrivò la clamorosa svolta. In un’intercettazione ambientale disposta dalla Procura nella cella del carcere di Potenza in cui il principe era rinchiuso per l’inchiesta Vallettopoli, Vittorio Emanuele confidava al compagno di cella di essere stato lui a sparare e a colpire Dirk. E si vantava del fatto che con la sua “batteria di avvocati” avesse “fregato” il giudice francese. Essendo già stato assolto, Vittorio Emanuele non poté essere perseguito per il delitto.

Nel 2006 finì in carcere in seguito a un mandato d’arresto firmato dalla procura di Potenza che gli contesta gravi illeciti: dalla corruzione finalizzata al gioco d’azzardo, in relazione a un traffico di video giochi e di macchinette truccate destinate al Casinò di Campione d’Italia (Como), all’associazione a delinquere finalizzata allo sfruttamento della prostituzione. Otterrà prima gli arresti domiciliari a Roma e in seguito, nel settembre 2010, l’assoluzione con formula piena “per non aver commesso il fatto”.

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