Da qualche giorno circola con prepotenza la notizia che dalla Cina sarebbe arrivato un nuovo tipo di tampone, quello anale. Dopo i molecolari, sierologici e antigenici adesso anche quelli rettali. Il test sarebbe stato sperimentato in Cina e secondo i medici potrebbe aumentare il tasso di rilevamento delle persone contagiate. Dunque sarebbe ancora più preciso di quello faringeo perché le tracce del virus rimangono più a lungo nel canale rettale rispetto al tratto respiratorio e il campione sarebbe prelevato in una zona che non è certamente la prima via di ingresso del virus.
Il tampone anale non è tuttavia una novità. È già utilizzato per identificare alcuni microrganismi responsabili di malattie intestinali (come colera, salmonella, shigella…) e in gravidanza indicato per la ricerca dello Streptococcus agalactiae, un batterio gram positivo che nei bambini in utero può essere la causa di sepsi, meningite e polmonite neonatale.
FAKE NEWS? Per quanto sui social si sia scatenata l’ironia, potrebbe non trattarsi di una fake news. Molte testate hanno rilanciato l’ipotesi in tutto il mondo.
La tv nazionale cinese, la CCTV avrebbe riportato che i test siano riservati a casi ad alto rischio, anche se non sembra esserci una politica ben definita per loro, al punto che ci sarebbero stati test a sorpresa per alcuni soggetti. Si parla, in questo senso, di passeggeri in arrivo a Pechino, i residenti dei centri in quarantena e, secondo i funzionari locali, un gruppo di oltre 1.000 scolari e insegnanti ritenuti esposti al virus.
Il test prevede l’inserimento di un tampone con punta di cotone di circa 1-2 pollici nel retto, che verrà quindi testato per il virus. Attualmente, però, non ci sono evidenze scientifiche in grado di dimostrare che i tamponi anali siano più efficaci per riscontrare la positività al Covid.
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