Dovevano cambiarla, dicevano in tanti, e in diverse occasioni, ma il prossimo 25 settembre si voterà ancora una volta con la legge elettorale denominata “Rosatellum”. Dopo la crisi di governo, le dimissioni del Presidente del Consiglio Mario Draghi, le comunicazioni in Senato del premier che hanno portato alla fine definitiva dell’esecutivo di “Unità Nazionale”, la data delle elezioni fissata dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, si tornerà alle urne con lo stesso sistema che venne usato alle ultime politiche, quelle del 2018.

Il nome della legge elettorale prende il nome dal suo relatore. Ettore Rosato nel 2017, quando la legge fu approvata, era deputato del Partito Democratico. Dopo la scissione e la creazione dell’ex premier ed ex segretario dem Matteo Renzi Rosato è passato a Italia Viva. Il Rosatellum prevede un sistema misto: circa un terzo dei seggi del Parlamento viene eletto con il sistema maggioritario, in scontri diretti nei collegi uninominali, i restanti due terzi con un sistema proporzionale.

Il Rosatellum non prevede il voto disgiunto. La soglia di sbarramento è fissata al 3% per i partiti e al 10% per le coalizioni. Il 37% dei seggi alla Camera e al Senato sarà eletto tramite collegi uninominali: in cui ogni partito o coalizione presenterà un solo candidato, verrà eletto il candidato che prenderà almeno un voto in più degli altri. Il 61% dei seggi viene poi assegnato con il proporzionale dalle liste “bloccate” (non si può esprimere la preferenza per un candidato) compilate dai partiti o dalle coalizioni. Il resto dei seggi (otto alla Camera e quattro al Senato) è assegnato nelle circoscrizioni estere. Alla Camera i seggi sono assegnati a livello nazionale, al Senato a livello regionale.

Le circoscrizioni sono 28 alla Camera e 20 al Senato. La legge prevede un massimo di 5 pluricandidature nei listini proporzionali, che non sono previste nei collegi uninominali. Possibile invece una stessa candidatura in un collegio uninominale e nei plurinominali fino a un massimo di cinque: in caso di elezione, il candidato varrà per il collegio uninominale. Al candidato in più collegi plurinominali che dovesse essere eletto in diversi listini, sarà assegnato il collegio plurinominale in cui la lista a lui collegata ha ottenuto il minor numero di voti. In caso di pareggio tra due candidati, sarà eletto il candidato più giovane.

L’elettore avrà un’unica scheda per il maggioritario e il proporzionale, una per la Camera e una per il Senato. Per le coalizioni non vengono computati i voti dei partiti che non hanno superato la soglia dell’1%. Nessuno dei generi maschio e femmina, sia nei collegi uninominali che in quelli plurinominali, può essere rappresentato in misura superiore al 60%.  La novità più rilevante che riguarderà le prossime elezioni consiste nel nuovo Parlamento che il voto andrà ad eleggere: dopo il referendum del 2021 i deputati passeranno da 630 a 400 e i senatori da 315 a 200. La legge elettorale non verrà modificata in virtù di questa novità. Alle due aule saranno applicate le percentuali previste dalla norma.

I numeri delle proporzioni diventeranno quindi 148 collegi uninominali, 244 proporzionali e 8 circoscrizioni estere alla Camera, 74 seggi uninominali, 122 proporzionali e 4 circoscrizioni estere alla Camera. Al Senato saranno ammesse alla ripartizione di seggi anche le liste che otterranno almeno il 20% dei voti su base regionale. Il Rosatellum favorisce la formazione di coalizione e penalizza i partiti che si presentano da soli alle urne. I simboli dovranno essere presentati entro metà agosto.

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Giornalista professionista. Ha frequentato studiato e si è laureato in lingue. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Ha collaborato con l’agenzia di stampa AdnKronos. Ha scritto di sport, cultura, spettacoli.