Sono trascorse meno di due settimane dall’insediamento di Donald Trump, e dai primissimi post pubblicati dagli account istituzionali della nuova amministrazione americana è evidente che la transizione comunicativa è già completata. Il cambio di paradigma dalla narrazione democratica a quella a trazione trumpiana è cosa fatta, già pienamente operativa senza perdere neanche un giorno di tempo. Del resto, è sufficiente scorrere i post pubblicati dall’account X della Casa Bianca, @WhiteHouse, che sostituisce @WhiteHouse46, per toccare con mano la profondità e la velocità di questo salto.

Il primo restyling ha interessato la copertina e la descrizione dell’account: è stata inserita la bandiera a stelle e strisce con la scritta “America is back”, mentre nel testo descrittivo dell’account compare uno dei concetti più evocativi enunciato dallo stesso Trump nei suoi interventi e ripetuto anche in occasione del discorso di insediamento (“the Golden Age of America begins right now”, l’Età dell’Oro dell’America comincia qui e ora). Insomma, una descrizione che è un vero e proprio programma di mandato, un posizionamento politico chiaro e preciso: sovranista e populista.

A marcare la netta differenza sono in particolare i post sui risultati delle operazioni di contrasto all’immigrazione clandestina. C’è ad esempio il thread del 24 gennaio sul numero totale dei clandestini arrestati, e per alcuni di essi c’è anche una sintetica descrizione con il nome, la città dove è stato effettuato l’arresto e il capo di imputazione. Ma a generare il maggior numero di visualizzazioni (oltre 3 milioni) e di interazioni (ben 78mila) è il post, sempre pubblicato lo scorso 24 gennaio, con la foto di una decina di immigrati incatenati che vengono imbarcati su un areo militare per il rimpatrio: “Promessa fatta, promessa mantenuta. I voli di espulsione sono iniziati”. Questa la scritta a corredo della foto, che ha subito scalato le classifiche dell’hype e che ha generato diverse polarizzazioni, mentre il testo di accompagnamento precisava: “Come promesso, il presidente Trump sta inviando un messaggio forte al mondo: chi entra illegalmente negli Stati Uniti andrà incontro a gravi conseguenze”.

La comunicazione istituzionale ha cestinato quelle etichette formali, che di solito la rendono meno coinvolgente, e si è schiacciata completamente sulla narrazione personale del presidente Trump. Anzi, è pensata e organizzata per esaltarne le caratteristiche più divisive. A uniformarsi a questa nuova linea editoriale, imposta dalla presidenza Trump, ci sono però anche gli account delle istituzioni più esposte. Tra questi c’è quello del Dipartimento di Stato, @StateDept, dove si è insediato dal 21 gennaio il senatore della Florida, Marco Rubio; oppure quello dell’Homeland Security, @DHSgov, l’equivalente del nostro Viminale, dove invece da qualche giorno è arrivata Kristi Noem.

Il post del 24 gennaio, con la dichiarazione del segretario di Stato Rubio, è un condensato della propaganda trumpiana contro il presunto lassismo democratico: “L’era delle migrazioni di massa deve terminare”. Sulla medesima linea anche l’account X del Dipartimento per la sicurezza interna. Nel post del 29 gennaio, con la foto della Noem, si legge: “Il nostro lavoro è iniziato alle 3 di mattina a New York City, arrestando criminali violenti tra cui un capobanda di Tren De Aragua. Gli stranieri criminali non hanno più un rifugio sicuro in America”. Siamo solo agli inizi: dovremo attendere i prossimi mesi per capire quanto questo nuovo alfabeto istituzionale sarà la norma o se è solo una concessione da dare in pasto alle falangi MAGA.

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Domenico Giordano è spin doctor per Arcadia, agenzia di comunicazione di cui è anche amministratore. Collabora con diverse testate giornalistiche sempre sui temi della comunicazione politica e delle analisi degli insight dei social e della rete. È socio dell’Associazione Italiana di Comunicazione Politica. Quest'anno ha pubblicato "La Regina della Rete, le origini del successo digitale di Giorgia Meloni (Graus Edizioni 2023).