Firenze sommersa di turisti. Gli Uffizi che scoppiano. Lunghe ore di fila per entrare. L’assalto a statue e dipinti per rubare un selfie. Visitatori che fanno picnic tra gli edifici storici. Turisti trasformati in graffitari a spese dei monumenti. Tutto questo era il turismo a Firenze prima della pandemia. La domanda è: quando le restrizioni finiranno, torneremo a quel passato non proprio desiderabile? La risposta di Eike Schmidt, storico dell’arte tedesco e direttore degli Uffizi, è “no”. Basta con gli assembramenti di turisti che violentano la città e il suo museo.

Con il progetto “Uffizi diffusi”, Schmidt si ispira al sistema sperimentato nei piccoli borghi con il concept dell’albergo diffuso: camere d’albergo sparse in diverse case nei villaggi rurali o di montagna – spesso abbandonati per via dell’emigrazione – recuperate da imprenditori visionari. Come Daniele Kihlgren, artefice negli anni ’90 del recupero del borgo medievale di Santo Stefano di Sessanio in Abruzzo. Un successo che ha dato fiato al fenomeno: oggi sono 150 gli alberghi “dispersi” in tutta Italia. In tempi di pandemia hanno un enorme vantaggio competitivo: soddisfano al meglio le esigenze degli ospiti, garantendo il massimo rispetto delle norme di sicurezza sanitaria. Applicare questo schema all’arte significa portare le opere fuori dai magazzini degli Uffizi e metterle in mostra in diverse località della Toscana, in condizioni di sicurezza. Ma anche decongestionare gli accessi e trasformare la regione in un grande museo sparpagliato.

Intervistato dalla Cnn, che ha dato di recente grande rilievo all’iniziativa, il direttore dell’Uffizi Eike Schmidt spiega che l’idea risale all’anno scorso e che il tempo di chiusura del museo è stato impiegato per lavorare su siti potenziali e gemellaggi. L’obiettivo? «Creare un diverso tipo di turismo» con la cultura che entra nella vita quotidiana delle persone e la fruibilità delle opere che si allarga a un pubblico più ampio e diversificato rispetto a quello d’oltreoceano. Il progetto può creare nuovi posti di lavoro in Toscana e legare i cittadini alle opere del proprio territorio.

«L’arte non può sopravvivere solo in grandi gallerie», assicura Schmidt. Viceversa «abbiamo bisogno di diversi spazi di esposizione in tutta la regione, specialmente nei luoghi in cui è nata l’arte stessa». Non è un salto nell’ignoto. Schmidt ha già preso una simile iniziativa nel 2019, quando offrì il disegno di un paesaggio di Leonardo alla città natale di Vinci, proprio nel 500 anniversario della sua morte. «Quello degli Uffizi non è un museo isolato in mezzo al nulla, bensì il culmine di un paesaggio pieno di meraviglia, arte e bellezza naturale», aveva detto Schmidt al momento della presentazione del progetto Vinci. E, nello stesso anno, la mostra sulla battaglia di Anghiari risalente al 15esimo secolo, svoltasi nella cittadina omonima in provincia di Arezzo, ha quadruplicato il numero di visitatori del museo locale. Un bel contributo all’economia locale.

Città e borghi della Toscana stanno ora selezionando gli edifici che potrebbero diventare spazi di esposizione. Il progetto Uffizi diffusi prevede circa 100 nuovi spazi espositivi, tutti rigorosamente Covid free. Potranno ospitare quelle opere dimenticate finora sotto la polvere di un magazzino. «Abbiamo già più di 3 mila opere d’arte in mostra negli Uffizi: mi pare sufficiente», spiega Schmidt alla Cnn. È arrivato ora il momento di far conoscere tanti altri tesori nascosti.

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