Dopo il crollo della vigna di San Martino
Come salvare il patrimonio edilizio? Con i bonus e incrementando il digitale
Un altro, l’ennesimo, il solito crollo. È quanto viene da pensare apprendendo del cedimento del muro di contenimento posto tra la Certosa e la sottostante vigna di San Martino a Napoli. Rabbia? Purtroppo più un misto di rassegnazione e assuefazione, quasi noia. Eppure ci deve essere qualcosa che la prossima amministrazione comunale possa fare per tutelare meglio la pubblica e la privata incolumità. Occorre innanzitutto riformare gli uffici comunali che presiedono a questi scopi e per farlo partire da quello che c’è. Cioè dai tecnici capaci e volenterosi, dal patrimonio di conoscenze stratificatosi in migliaia di pratiche per interventi di messa in sicurezza di edifici, strade, costoni, muri di contenimento.
Trasformare un archivio cartaceo in database alimentandolo (quando si può) anche con le conoscenze provenienti da altri enti preposti alla sicurezza urbana: vigili del fuoco, Asl, Soprintendenze e così via. Occorre unire queste conoscenze, dividere la città nei suoi quartieri ed edifici più fragili e creare sistemi informatici che dicano tutto o quasi degli immobili a rischio. Un grande aiuto può venire dal cosiddetto fascicolo del fabbricato, mai decollato a Napoli se non nell’esperienza del progetto Sirena. Questo documento, da far redigere per gli edifici più a rischio attraverso un incentivo economico, potrebbe inizialmente limitarsi alla parte anagrafica, cioè a descrivere consistenza e immobili presenti informando anche sulla posizione di tutti gli impianti fondamentali. Tutte queste conoscenze, messe in rete, potrebbero darci la possibilità di monitorare meglio il patrimonio edilizio e gli spazi pubblici a rischio e di programmare la loro messa in sicurezza e riqualificazione.
Per gli edifici privati vi sono ormai molti strumenti statali, tra i bonus fiscali per l’edilizia, che potrebbero essere ancora più utili se inseriti all’interno di programmi “per comparti” urbani nei quali unire gli interventi sugli edifici privati con i lavori su spazi e strade pubbliche, coniugando così le esigenze di sicurezza e decoro e creando coesione sociale e sviluppo economico. Alcuni finanziamenti del Recovery Plan riguardano la sicurezza del territorio e potrebbero essere un’opportunità. Per il prossimo sindaco di Napoli: la prima cosa su cui puntare è la tutela del territorio e del patrimonio edilizio. Senza questo non c’è amministrazione né città, ma solo simulacri di vita collettiva.
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