Dal palco di Piazza del Popolo
Il comizio vittimista di Meloni contro la sinistra: “Da loro alibi a estremisti per odio politico. Le europee sono un referendum”
Il tanto atteso comizio di Giorgia Meloni a Piazza del Popolo a Roma si è svolto come in molti si aspettavano. Vittimismi, attacchi alla sinistra e a Elly Schlein, ormai indicata dalla premier come sua principale rivale per queste elezioni europee e oltre. Forse scordandosi del suo passato, di come sia arrivata al potere con Fratelli d’Italia, Meloni dal palco ha tacciato la sinistra di fare solo propaganda, di dare alibi agli estremisti per l’odio politico e di essere nervosa.
L’importanza delle elezioni europee
“Dobbiamo spiegare agli italiani quanto sia decisivo questo voto, per troppo tempo non abbiamo dato il giusto peso a questo voto e lo abbiamo pagato, che ci piaccia o no”. Bisogna spiegare “quanto sia maledettamente importante questo voto europeo, siamo a un punto di svolta, è importante che andiate a votare” ha proseguito Meloni. “Puoi anche non interessarti dell’Europa, potrà continuare a regolamentare e essere inefficace negli scenari di crisi che abbiamo alle porte di casa o fare meno cose e farle meglio, dipende da voi. Potrà continuare a fare la bella addormentata” o “investire di più sulla sicurezza anche per contare di più nelle decisioni”. La premier è sicura: l’Ue potrà “farci pagare 50-70 mila euro di tasca nostra o rispettare le specificità nazionali incentivando l’efficientamento energetico senza obblighi insostenibili”. Può volere “solo auto elettriche cinesi o lavorare per limitare le emissioni investendo su tutte le tecnologie disponibili, dipende da voi”. “Potrà continuare a seguire le eurofollie green e condannarci a nuove dipendenze o perseguire sostenibilità ambientale, economica e sociale”, occuparsi “dell’immigrazione incontrollata filosofeggiando su ricollocamenti inefficaci o controllare le frontiere esterne bloccare le partenze” ha concluso così, la premier, l’appello al voto ai suoi elettori.
La parte giusta della storia
Immancabile lo spazio destinato al vittimismo e all’alimentare un preciso tipo di narrazione: “Non stiamo al governo pesando a come rimanerci, nel palazzo a cercare di sopravviverci, siamo qui per lasciare questa nazione in condizioni migliori di come l’abbiamo trovata, costi quel che costi, e guardate costerà tanto lavoro, sgambetti, colpi bassi, trame nell’ombra perché le forze della conservazione dello status quo che per decenni hanno bivaccato sulle spalle degli italiani grazie a una politica debole e accondiscendente faranno di tutto per impedircelo”. “Ma non importa, siamo dalla parte giusta della storia e chi è dalla parte giusta non deve mai avere paura”, ha detto Meloni.
Gli attacchi alla sinistra
Poi la premier e leader di FdI ha accusato altri di usare la propaganda: “Possiamo capire perché la sinistra è tanto nervosa, perché perde lucidità e mostri questo rancore francamente fuori misura, quando le nebbie della propaganda si diradano e rimane la verità gli argomenti finiscono e solita usurata disperata carta del racconto del mostro”. “Non smetteranno, ora il nuovo sport nazionale della sinistra è dipingere l’Italia come la nazione dei diritti negati e libertà compresse in cui lo stato di diritto è praticamente sospeso quindi non meritevole vedere proprio governo tra i grandi d’Europa” ha dichiarato Meloni. In questa congiuntura internazionale, “con le contraddizioni che hanno l’Italia, se fosse stata al governo la sinistra avrebbe rischiato di dichiararsi guerra da sola”.
Fino all’attacco frontale: “Voi fornite alibi agli estremisti per avvelenare le nostre democrazie con l’odio politico, e vi presentate come forze responsabili… È vergognoso che si usino questi temi per raggranellare qualche voto”. Meloni si è scagliata contro Elly Schlein e il candidato socialista alla Commissione europea Nicolas Schmit: “Se non sono un leader democratico, cosa sono? Sono un dittatore? E se sono un dittatore, cosa si fa? La lotta armata per depormi? Sono dichiarazioni deliranti, irresponsabili, di gente che per raggranellare mezzo voto scherza con il fuoco. Signor Schmit, spero si renda conto di quello che dice: cosa accadrebbe se qualcuno dovesse prenderla sul serio, se qualche fenomeno imbevuto di idee estremiste dovesse passare alle vie di fatto?”. “Chiedo pubblicamente alla segretaria del Pd di dire se condivide o no queste parole ma non scappi anche stavolta. Elly, è una domanda semplice, condividi si o no che io non sia una leader democratica?”.
“Mentre noi difendiamo l’Europa come civiltà da sempre, loro l’hanno adottata dopo il crollo dell’Unione sovietica e siccome sono nostalgici vorrebbero trasformarla in un surrogato del dirigismo sovietico”. Per la premier le elezioni europee saranno “un referendum fra due visioni opposte”. “Da una parte un’Europa ideologica, centralista, nichilista, sempre più tecnocratica. Dall’altra la nostra Europa, coraggiosa, fiera, che non dimentica le sue radici perché definiscono chi siamo, ci aiutano a orientarci nel buio della paura” ha sostenuto Meloni che così ha ribaltato il tema del referendum sul premierato che ha tenuto banco nelle ultime settimane.
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