Uno dei principali argomenti degli oppositori della istituzione della Commissione Covid è assai semplice e lineare: essa non sarebbe altro che una vendetta politica. Non ci sarebbe, infatti, nulla da chiarire. E per corroborare questa vulgata vengono citate la archiviazione da parte del Tribunale dei ministri della indagine a carico, tra gli altri, di Giuseppe Conte e di Roberto Speranza, e la scelta di aver voluto ‘risparmiare’ le Regioni, escludendole dal perimetro dei lavori di Commissione.

Sul versante penale, rileviamo come il far chiarezza e il dichiarare la verità in senso assoluto non siano certo caratteristica ascrivibile al solo giudice penale, nonostante da tempo se ne caldeggi la trasformazione in demiurgo. La verità del processo, come insegnava Salvatore Satta, non racchiude e non riproduce l’universo-mondo, né la verità fattuale.

Sull’altro argomento, richiamato di recente anche da Aldo Grasso, ovvero quello delle Regioni lasciate fuori per motivazioni meramente strumentali, mi piace ricordare come il percorso decisionale del tempo pandemico, in termini normativi e politici, sia stato iper-verticistico e centralizzato. Certo, in chiave formale c’erano consultazioni con le Regioni, strumenti normativi localistici come le ordinanze, ma la catena normativa che ha costituito asse portante dei provvedimenti era intessuta di decreti-legge e soprattutto dei famigerati dpcm, e veniva adottata dal governo e dalle sue strutture tecniche. Lo stesso Parlamento fu lasciato significativamente in margine, chiamato in causa soltanto per una meccanicistica conversione in legge dei decreti-legge, quando però limitazioni, sanzioni e divieti erano stati già disposti e resi operativi.

Certezza del diritto e principio di legalità sono stati messi a dura prova; decreti-legge spogli di criteri direttivi hanno demandato, spesso quasi in bianco, ad atti amministrativi, dal linguaggio sovente evanescente ed opaco, la limitazione di libertà costituzionali.

Un ampio capitolo meritano poi le Primule, l’approvvigionamento delle mascherine, i banchi a rotelle, il coprifuoco, la catena decisionale con il Comitato Tecnico Scientifico assurto a deus ex machina del percorso di ideazione delle misure e trasformato in corpo decisionale del tutto scisso dal circuito della rappresentanza politico-istituzionale, la passeggiata in mimetica dei militari russi o le caratteristiche stesse del green pass, esorbitanti dall’originario modello euro-unitario.

Si intuisce come di elementi da chiarire ve ne siano, e molti. Chiarezza e trasparenza non sono mai un atto di vendetta. Sono, molto più semplicemente, esercizio di democrazia.

Andrea Venanzoni

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