Spese pazze, errori e troppi misteri
Commissione Covid: chi ha paura della verità? Respinte le pregiudiziali si va verso l’approvazione
Con l’approvazione del Senato, dopo quella della Camera, la Commissione di inchiesta sulla gestione Covid sarà oggi realtà. Su 150 presenti hanno votato contro 91 senatori, i favorevoli invece sono stati 58. A nulla è valsa la furbesca pregiudiziale di costituzionalità che mirava a bloccarla: un escamotage studiato negli uffici del M5S del Senato e sottoscritto da Alleanza Verdi e Sinistra. Le preoccupazioni in quella che era fino a ieri la casa politica dell’ex ministro Roberto Speranza devono essere tante. “Denunciamo l’intento politico del provvedimento, che non è di vero accertamento dei fatti”, il tono allarmato del gruppo AVS, in una nota. De Cristofaro (AVS), Mazzella (M5S) e De Giorgis (PD) hanno tenuto banco con interventi concordati: “Il testo istitutivo della commissione non contempla la competenza delle Regioni (che in virtù dell’articolo 117 della Costituzione hanno competenza esclusiva in materia sanitaria).
Lo Stato ha competenza esclusiva solo per la fase emergenziale”, hanno detto. E perché, si potrebbe obiettare, non viene chiesto di fare chiarezza proprio sulla gestione dell’emergenza? Sarebbe qui fuori luogo elencare la lunga lista dei misteriosi acquisti e curiosi errori intervenuti in quella gestione, di come si sono comprati milioni di lotti di mascherine non omologate, inutili e perfino pericolose. Di come si siano commissionati banchi a rotelle poi stipati in magazzini dal costo esorbitante. Di come si siano invitati a scorrazzare in giro per ospedali e strutture pubbliche oltre cento militari (c’è chi dice: spioni) russi mascherati chi da medico, chi da infermiere. Una prima commissione d’inchiesta interna, arrivato Mario Draghi al posto di Giuseppe Conte, era stata istruita su mandato del generale Francesco Figliuolo.
Aveva enumerato 338 milioni e 775.287 mascherine “dannose per la salute” ordinate dal precedente commissario, Domenico Arcuri e accertato che il solo costo vivo per il deposito del materiale sequestrato superava il milione di euro al mese. Oneri elevatissimi che hanno gravato sul bilancio della Sanità, togliendolo di fatto ad altri usi, come la moltiplicazione dei posti letto nei reparti Covid, la cui scarsità è risultata letale per centinaia di pazienti. Una punta dell’iceberg rispetto a quanto accaduto durante la pandemia gestita con tante, troppe incertezze dal governo Conte II. La prima forza a formalizzare in Parlamento la richiesta di mettere in piedi la commissione è stata Italia Viva. Decisione rivendicata ieri da Matteo Renzi in aula: “Se noi abbiamo fatto 97 commissioni di inchiesta e non ne facciamo una sull’evento che ha derogato a tutti i principi costituzionali, e ha prodotto la chiusura del Paese, allora su cosa vanno fatte? Che paura vi fa la verità?”. Il centrodestra vuole andare a vedere le carte, far parlare i protagonisti in una serie di audizioni e di acquisizioni documentali.
Tanto più che in sede emendativa sono stati ridefiniti meglio gli obiettivi, Le prerogative delle commissioni parlamentari dal punto di vista della più ampia analisi di tutte le fonti sono diverse e per molti aspetti maggiori di quelle della magistratura. E non indagano reati ma esperienze, pratiche e procedure con l’intento politico di valutare meglio come comportarsi per il futuro: un esercizio di democrazia al servizio di quella trasparenza che i grillini hanno sbandierato per anni, salvo poi diventare, dopo l’arroccamento nei palazzi del potere, i più rigidi custodi del segreto d’ufficio. Per il Pd è il senatore Andrea Giorgis a calciare la palla in tribuna: “Vogliamo indagare la gestione della pandemia? Dobbiamo interrogare l’Oms, l’Europa…” Vista dalla scienza, la commissione ha la sua valenza. Lo dice al Riformista la divulgatrice scientifica, Barbara Gallavotti, il volto televisivo che aveva raccontato passo passo la crisi Covid: “Bisogna poter imparare dagli errori: tutto il metodo scientifico è basato sull’esperimento, sulla sperimentazione. Si può sbagliare, e non bisogna nascondere gli errori. Al contrario: i protocolli si affinano, le buone pratiche si analizzano. Io non ho competenza per parlare di decisioni politiche, ma da scienziata dico che una commissione che indaghi cosa ha funzionato e cosa non ha funzionato può solo fare bene, può prepararci meglio per il futuro. Perché una nuova pandemia, prima o poi, può sempre tornare”. Meglio farsi trovare preparati.
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