“Il sistema” compie tre mesi e continua a suscitare sdegno, pagina dopo pagina. Ma alla grande indignazione segue il magnifico nulla e i sovrumani silenzi con cui la magistratura tenta di difendere se stessa, provando con la sperimentatissima mossa dello struzzo. A stanare gli struzzi ecco che a Montecitorio approda la proposta di istituzione di una Commissione d’inchiesta. Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia ma anche Italia Viva chiedono di indagare sul Sistema. Sulla lottizzazione, sugli accordi di potere, sulle trame che hanno troppe volte condotto i giudici ad assumere decisioni pregiudizievoli, preconcette.
Alla Camera quattro gruppi chiedono di istituire la prima Commissione parlamentare di inchiesta sull’uso politico della magistratura. Dettagliano gli azzurri in una nota: «Forza Italia e tutto il centrodestra hanno chiesto di calendarizzare nelle commissioni prima e seconda di Montecitorio la proposta di istituire una commissione parlamentare d’inchiesta sull’uso politico della giustizia a prima firma Gelmini, Molinari e Lollobrigida. Pare surreale che a fronte degli scandali emersi il Parlamento continui a guardare da un’altra parte. Ci aspettiamo già dalla prossima settimana un preciso calendario dei lavori». La prima firmataria non è una deputata semplice ma l’attuale ministra per gli affari regionali e le autonomie nel governo Draghi.
«La divisione dei poteri non è un optional – argomenta la deputata Matilde Siracusano, FI – e l’indagine parlamentare è necessaria proprio per far luce su vicende nelle quali appaiono evidenti ingerenze della magistratura nella politica». E la proposta istitutiva è caldeggiata anche dai renziani e da Azione, tramite Enrico Costa. Il Pd prova a buttarla in burletta: «È una boutade», spera la responsabile Giustizia Pd, Anna Rossomando. I Cinque Stelle provano a scardinare la proposta, sabotandola dall’interno. Mario Perantoni, M5S: «Durante l’ufficio di presidenza congiunto degli Affari costituzionali abbiamo discusso la richiesta, osservo che non rientrano nel perimetro delle commissioni d’inchiesta temi che possono provocare un conflitto tra poteri dello Stato». E rincara il dem Michele Bordo: «Non si è mai vista una commissione di inchiesta parlamentare con il compito di indagare su un altro potere dello stato. Il Parlamento non può fare un’indagine sul lavoro fatto dalla magistratura in questi anni, come invece stanno ora proponendo alcune forze politiche. A meno che Forza Italia, Lega e FdI non vogliano che deputati e senatori rifacciano i processi dell’ultimo ventennio».
Il nuovo corso del Pd non si intravede, insomma. La vecchia subalternità, sì. E temendo i numeri in commissione, perché il centrodestra più Italia Viva, Azione e i transfughi del misto avrebbero la maggioranza, i dem provano a scoraggiare con la moral suasion: «Tutte le commissioni di inchiesta parlamentare hanno svolto approfondimenti su avvenimenti o fenomeni specifici – aggiunge – mai sull’attività svolta da un altro potere dello Stato. Sarebbe allora il caso che i partiti della destra abbandonassero questa iniziativa, che diversamente rischierebbe di diventare solo uno strumento per provare a condizionare la magistratura. Alle forze di centrodestra mi permetto di ricordare, sommessamente, che qua siamo in Italia non in Ungheria. Da noi la magistratura è indipendente dal potere politico».
Il quale però, è facile chiosare, non è affatto indipendente dalla magistratura. Ci sono dunque parlamentari che non ipotizzano neanche di poter disturbare troppo certi poteri, ammettendo la subalternità della politica al Sistema, proprio come descritto da Palamara e Sallusti. Ma il tentativo di eludere il tema suona stridente, e lo fa notare Enrico Costa: «Chi non condivide la proposta di una commissione sulle criticità del sistema giustizia può legittimamente respingerla o emendarla: non può pretendere che l’atto parlamentare sia escluso “a forza” dall’ordine del giorno. Pd e M5S pretendono invece di costringere il Parlamento a non discutere le proposte sgradite, grazie ai Presidenti delle commissioni Giustizia ed Affari Costituzionali abilissimi a buttare la palla in tribuna», sottolinea il responsabile Giustizia di Azione.
67 magistrati scrissero al Presidente della Repubblica a fine gennaio: quelli elencati da Palamara nel libro sono «fatti troppo gravi per rimanere inesplorati e non verificati. Storie che imbarazzano varie articolazioni delle istituzioni giudiziarie come mai accaduto in precedenza», segnalavano, chiedendo una commissione d’inchiesta, appunto. Se la sovranità appartiene al popolo, che la esercita attraverso la democrazia parlamentare, non dovrebbe essere un tabù pretendere la verifica della verità dagli atti e dalle notizie da accertare.