“L’idea che io promuova complotti insieme a magistrati e giornalisti è una barzelletta che non fa ridere. Laggiù in masseria deve essersi rotta l’aria condizionata oppure alla premier deve essere andato di traverso il panzerotto”. A dirlo in maniera chiara e tonda è Matteo Renzi dopo le indiscrezioni e gli editoriali al veleno delle scorse ore. Il leader di Italia Viva è stato accusato di essere coinvolto in una sorta di complotto ai danni di Arianna Meloni, sorella di Giorgia, e della stessa premier. Accuse che Renzi respinge con forza al mittente in due interviste.

Renzi contro Sallusti

Su Repubblica, l’ex premier spiega la risposta data ad Alessandro Sallusti, il direttore de il Giornale che ha lanciato una ‘bomba’ estiva parlando di indagini nei confronti di Arianna Meloni. “Ho chiesto di smentire perché altrimenti ci vediamo in tribunale. Tra l’altro evoca il metodo Palamara: nel suo libro con l’ex magistrato di Roma proprio Sallusti parla della mia persona come una vittima di quel sistema. Ora sostiene esattamente il contrario”.

Renzi e Arianna Meloni, da partitocrazia a parentocrazia

Nell’altra intervista su La Stampa, Renzi aggiunge ancora: “Noi abbiamo fatto ciò che deve fare l’opposizione: fare interrogazioni parlamentari. Arianna Meloni si è occupata o no di Rai, Fs e di tutto il resto? Se sì, basta dirlo. Se no, basta negarlo. Ma bisogna dirlo in Parlamento e lo deve dire il Governo. E invece qui si parte con gli insulti”.

“Per me se Arianna Meloni partecipa al tavolo delle nomine non apre una questione giudiziaria – dice ancora – ma dimostra che abbiamo sostituito la partitocrazia con la parentocrazia. Per me è politica, non un reato. Capo del governo, sorella e cognato: una roba del genere esiste solo in Corea del Nord”, dice ancora il leader di Iv.

Le difficoltà di Giorgia Meloni

“O in FdI vedono i fantasmi oppure sanno qualcosa che noi non sappiamo”, spiega Renzi. “Se c’è un’inchiesta su Arianna Meloni? Non saprei. Ma questo spiegherebbe l’attacco a freddo, sproporzionato, nei nostri confronti”. Un modo, per l’ex presidente del Consiglio, “per confondere le acque. Per alzare una cortina di fumo. Giorgia Meloni è nervosa. Negli ultimi due mesi non ne ha azzeccata una. Ha perso le Europee, non ha toccato palla nella composizione della nuova Commissione. Ha perso il suo riferimento in Gran Bretagna. Biden non sarà il prossimo presidente degli Stati Uniti”.

Il nuovo partito di Vannacci

Poi Renzi aggiunge quella che è la mina vagante per il governo Meloni, ovvero il generale Roberto Vannacci. “C’è una difficoltà oggettiva interna. La mina Vannacci, ormai è chiaro che farà un partito“. Un’ipotesi che avrebbe ripercussioni sull’esecutivo, secondo l’ex premier, perché “spingerà la Lega ancora più a destra. In prospettiva alle prossime elezioni Meloni potrebbe non avere più una maggioranza”.

“È la novità più inquietante e più interessante della politica italiana. Inquietante perché non si è mai vista gente che viene dall’esercito farsi un partito. Interessante perché se si produce una spaccatura a destra, la destra perde. Oggi l’1-2% può essere decisivo per la vittoria alle politiche. Se Vannacci tira troppo la corda o rompe lui o rompe Salvini. Sicuramente si rompe la destra“, conclude Renzi su La Stampa.

Redazione

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