Comune di Napoli, mai vista una campagna elettorale così lunga: non sprecatela

La campagna elettorale per le prossime comunali rappresenta un caso più unico che raro. Non tanto per la qualità dei candidati o per il livello del dibattito quanto per l’eccezionale durata. Alzi la mano chi, prima del 2021, ha avuto il privilegio di assistere a un confronto tra candidati e partiti lungo più di quattro mesi. Proprio così, “privilegio”. Perché, sebbene possa risultare ostico per chi è chiamato ad alimentarlo o a raccontarlo, un dibattito così ampio sul futuro della città è un’opportunità. Anzi, addirittura un lusso.

Ciò, tuttavia, ha due effetti. Il primo è senz’altro positivo e consiste nella possibilità di istruire pratiche decisive per il futuro della comunità. È quello che ha fatto Gaetano Manfredi, candidato sindaco del “campo progressista”, che ha il merito di aver gettato un sasso nello stagnante dibattito sulle finanze di Palazzo San Giacomo. Certo, il risultato dell’appello rivolto dall’ex ministro alle forze politiche è discutibile: il “patto per Napoli” sottoscritto dai vertici nazionali di Partito democratico, Movimento 5 Stelle e Articolo Uno sembra poco più di un “dissesto mascherato”, visto che prevede la gestione commissariale del debito senza però contemplare alcuna sanzione per gli amministratori che hanno condotto Napoli sull’orlo del crac. Senza dimenticare che l’accordo tra le forze del centrosinistra non può essere considerato una garanzia di approvazione di una legge salva-Comuni da parte del Parlamento nazionale. Manfredi, però, ha posto la questione e così risvegliato dal torpore quelle forze politiche – molte delle quali a lui vicine – che fino a qualche settimana fa, davanti al deficit di due miliardi e 700 milioni accusato dal Comune, si erano comportate come le tre scimmiette.

L’effetto negativo di una campagna elettorale così lunga, invece, sta nella tendenza di candidati e partiti ad alimentare pratiche dilatorie e comportamenti opachi. È il caso di Pd e M5S che, prima di convergere su Manfredi, hanno rinviato la scelta del candidato sindaco legandola (o, meglio, subordinandola) alla complessa evoluzione del quadro politico nazionale. Ma è il caso anche di Catello Maresca che ha atteso mesi e mesi prima di chiedere l’aspettativa al Csm e annunciare la candidatura a sindaco: prima di quel momento, si è mosso un po’ da pm e un po’ da candidato alimentando le polemiche sulla commistione tra magistratura e politica; successivamente, invece, ha cominciato un tira e molla con i partiti del centrodestra dai quali prende le distanze un giorno sì e l’altro pure, salvo poi ammorbidire le proprie posizioni e fare appello addirittura a Silvio Berlusconi.

In generale, c’è un paradosso: sebbene quella in corso sia la campagna elettorale più lunga della storia, i candidati e i partiti non si sono mossi in tempo utile per formulare proposte su temi strategici come la gestione del Recovery Plan (per la verità Antonio Bassolino è stato l’unico a provarci, ma con risultati modesti). Al momento, invece, non si sente parlare di temi altrettanto importanti come la sicurezza, sebbene nelle scorse ore la camorra sia tornata a sparare e a uccidere in pieno giorno tra Miano e Piscinola, o la terza età, come Andrea America ha opportunamente notato su Repubblica. Il tempo c’è ancora, ma è il caso che i candidati lo sfruttino per riempire di contenuti una campagna elettorale altrimenti asfittica e inconcludente: per Napoli sarebbe l’ennesima batosta.