A Napoli quattro cittadini su dieci vivono in povertà, con un reddito ben al di sotto del 60 per cento di quello medio nazionale. E le previsioni per il prossimo futuro sono ancora più drammatiche se si considerano gli effetti che la pandemia da Coronavirus avrà sul reddito e sulle sorti di tantissime famiglie. Per avere un’idea del trend negativo basti pensare che la percentuale di nuclei in povertà era di 19,5 nel 2016 e di 24,9 nel 2018. Ed è ancor più grave rilevare, come emerge da dati Istat, che le fasce d’età che più patiscono la povertà sono quelle di bambini e adolescenti (21,9 per cento fino ai 17 anni di età) e dei giovani adulti (17,8 per cento fino ai 34 anni di età). Il Governo, a livello nazionale, e il Comune di Napoli, a livello locale, hanno intrapreso iniziative di sostegno ma sono evidenti le lacune. Strumenti di protezione sociale, ammortizzatori sociali e altre forme di sostegno al reddito lasciano scoperte fasce di popolazione tutt’altro che irrisorie: lavoratori in nero, precari, ambulanti, stranieri. Determinante più che mai si rivela il ruolo del terzo settore.

Nel cuore di Napoli, tra Forcella e Mercato, la onlus L’altra Napoli di Ernesto Albanese ha avviato il progetto “Invisibili” per donare cibo e farmaci alle famiglie bisognose e prevede di estendere l’iniziativa anche altre zone della città. Tra Napoli e provincia girerà a giorni il camper “Dudù”, su iniziativa del Centro di servizio per il volontariato (Csv), che distribuirà generi alimentari alle famiglie indigenti, mentre sono già attive nelle dieci Municipalità cittadine le agenzie di cittadinanza per azioni di sostegno a chi è in difficoltà.

E sono in tante, sempre più numerose, le persone al limite della sopravvivenza. Come mai così tanti poveri? Che cosa non ha funzionato nella gestione del problema e delle tematiche ad esso connesse? “L’alto tasso di povertà a Napoli è figlio di molte motivazioni – spiega Nicola Caprio, presidente del Csv di Napoli e provincia – Alcune risalgono a scelte politiche sbagliate di diversi anni fa, altre ad errori probabilmente del presente, a mio avviso il tutto riconducibile soprattutto alla mancata attenzione dei governi centrali e a una mancata strategia politica, economica e culturale. Eclatante è stato pensare da parte di molti che la povertà sia solo economica. Invece esiste una povertà culturale, sociale ed educativa che non è meno drammatica e perciò necessita di risposte rapide e concrete”.

Colpa delle istituzioni, quindi? “È vero in parte – aggiunge Caprio – Senza la sinergia con le istituzioni non si va da nessuna parte. Non mi piace polemizzare a tutti i costi, ma a volte le istituzioni sono carenti in servizi e in programmazione. Oggi in particolar modo il Governo nazionale sta dimostrando, tra mille difficoltà, la mancata capacità di guardare lontano. Il volontario diviene così una figura indispensabile nella società italiana e questi giorni tanto difficili lo dimostrano.

A mio avviso non può essere il volontariato il supplente di nessuno o lo strumento da utilizzare a piacimento di qualcuno unicamente nelle situazioni difficili”. Per questo Caprio indica la necessità di “un sistema stabile” più che “fare rete”: “Serve – conclude – condividere energie, capacità e competenze. Non ci si può più limitare alla ricerca di consenso politico e mediatico”.

Avatar photo

Napoletana, laureata in Economia e con un master in Marketing e Comunicazione, è giornalista professionista dal 2007. Per Il Riformista si occupa di giustizia ed economia. Esperta di cronaca nera e giudiziaria ha lavorato nella redazione del quotidiano Cronache di Napoli per poi collaborare con testate nazionali (Il Mattino, Il Sole 24 Ore) e agenzie di stampa (TMNews, Askanews).