Le cifre fornite da Milena Gabanelli sul Corriere della Sera, ieri, a proposito di immigrazione irregolare, sono sconvolgenti. I casi sono due: o sono false, e allora si tratterebbe di un atto gravissimo, o sono vere, e allora è francamente assurdo che la politica e i palazzi del potere non si fermino un attimo a ragionare. È molto improbabile che non siano vere. Ecco qui la più cruda e scioccante di queste cifre. Il numero dei morti affogati in mare durante il periodo nel quale ministro degli Interni era Salvini e il numero dei morti nell’epoca Lamorgese (cioè, differenza tra il Conte 1 e il Conte 2). Nei quindici mesi di Salvini i morti sono stati 1369. Che vuol dire 1095 su base annua. Durante il periodo Lamorgese (13 mesi) i morti sono stati 572, cioè 528 su base annua. La differenza è mostruosa: 550 persone in più, ogni anno, seppellite in fondo al Mediterraneo. Ora io mi chiedo: basta una strage di 550 persone (quante furono le vittime del terrorismo bombarolo in Italia tra gli anni ‘60, ‘70 e ‘80) per aprire una riflessione politica, possibilmente pubblica, nei partiti, nel governo, negli organi di informazione, nelle Tv?

Vi do quest’altra cifra, oggettiva, che è molto inquietante. Il rischio di morte per chi si imbarca sui gommoni nella coste dal Nord Africa, era del 2,01 per cento prima dell’arrivo di Marco Minniti al ministero dell’Interno (è stato Minuti a ottenere una clamorosa diminuzione degli sbarchi, prima ancora di Salvini); nel periodo del ministro Minniti (dalla fine del 2016 al 2018) la percentuale di rischio salì molto leggermente al 2,05 per cento. Queste percentuali, per capirci, significano che ogni cento migranti che si imbarcavano, mediamente ne morivano 2. Durante i 15 mesi di Salvini l’indice di rischio fece un balzo, anzi triplicò arrivando al 6,04. Da quando c’è la ministra Lamorgese è tornato a scendere e oggi è del 2,4 per cento.

Naturalmente, dal punto di vista statistico, l’indice di rischio ci dice più cose di quelle che ci dicono le cifre assolute. Perché – lo si capisce facilmente – se i 1369 morti durante il periodo-Salvini sono raffrontati con soli 8428 sbarchi (questo è il numero degli sbarchi durante il Conte-Salvini) sono in proporzione molti, molti di più dei 572 morti raffrontati ai 27.700 sbarchi durante il Conte-Lamorgese. Traduco: rapporto tra morti e sbarchi. Con Salvini c’è un morto ogni 6 sbarchi, mentre con Lamorgese c’è un morto ogni 50 sbarchi. Dopodiché, anche sui numeri in percentuale, oltre che su quelli assoluti, bisogna ragionare bene. Prima che Minniti diventasse ministro e che firmasse gli accordi con la Libia (tra il 2016 e il 2017), delegando ai libici l’arresto e la detenzione dei profughi che cercavano di imbarcarsi, dicevamo che il rischio di morte era solo del 2,01, e con Minniti restò praticamente costante al 2,05. Però ai morti in mare, dopo l’accordo coi libici, bisogna aggiungere i morti nelle prigioni o durante gli arresti da parte dei libici. Quanti? Probabilmente migliaia. E se sono migliaia vuol dire che dal 2018 in poi bisogna almeno raddoppiare i dati dell’indice di rischio.

Resta il fatto che, comunque, il governo Conte-Salvini produsse una vera e propria strage che evidentemente – lo dimostra Lamorgese – poteva essere evitata. Fino a oggi i sostenitori della linea Salvini avevano sempre detto che scoraggiando in vari modi gli sbarchi, Salvini aveva salvato moltissime vite umane. Era una informazione sbagliata. Noi non sappiamo esattamente di quanto siano aumentati i morti durante il ministero-Salvini, ma sappiamo che nel migliore dei casi sono aumentati di almeno 550 unità. Terrificante. È vero o no, però, che Salvini ha ridotto il numero degli sbarchi e che con la Lamorgese gli sbarchi hanno ripreso a salire? È certamente vero. Anche se va precisato che Salvini si è limitato a mantenere (e rafforzare) il trend di riduzione degli sbarchi avviato da Minniti, appunto con gli accordi con la Libia e l’annientamento della piccola flotta di volontari che negli anni precedenti aveva salvato migliaia di vite. Ecco i dati esatti.

Prima dell’arrivo di Minniti i profughi che sbarcavano da noi erano circa 180mila all’anno. Con Minniti questo numero crollò in pochi mesi a 52mila. Con Salvini crollò ancora, addirittura a 8400. Con Lamorgese è tornato a salire fino a 27.700. Diciamo che è triplicato. Poi ciascuno può trovare moltissime cause diverse di queste oscillazioni. Però non mi pare che si possa discutere su due cose: la prima causa (fondamentale) della riduzione degli sbarchi è stato l’uso della repressione in Libia, e l’annientamento della flotta dei soccorsi, la seconda causa è stata la politica del terrore psicologico, attuata anche con il blocco delle navi in porto e con una forte e combattiva campagna di stampa. Salvini ha avuto o no il merito di ridurre drasticamente il numero degli sbarchi? Sì, sempre che si possa parlare di merito. Quale è stato il costo di questa operazione di Salvini? Circa 550 morti. È un costo socialmente e politicamente e umanamente accettabile? Ciascuno risponda secondo coscienza. La mia risposta, credo, la conoscete.

Io mi chiedo. Ma se un ministro dell’Interno un giorno ci dicesse: abbiamo ridotto di oltre tre quarti i furti negli appartamenti, voi cosa gli direste? Bravo, bravissimo. E poi gli chiedereste: come hai fatto? Se lui vi rispondesse: “ho fatto uccidere 550 ladri di appartamento”, voi cosa pensereste? Oltretutto rubare negli appartamenti è un reato, cercare asilo politico fuggendo dal proprio Paese non è reato, e non è neppure riprovevole moralmente ed è anche un diritto sancito dall’articolo 10 della Costituzione, no? A proposito di reati, c’è la questione degli irregolari, che nel linguaggio spiccio del giornalismo e della politica vengono chiamati i clandestini. Bene, i decreti-Salvini, che hanno abolito la protezione umanitaria a un grande numero di profughi, ha prodotto la bellezza di 70mila nuovi irregolari. Che prima, in Italia, erano circa mezzo milione, ora sono quasi seicentomila.

Cosa fai se sei profugo in Italia, non hai parenti né amici, non puoi avere un lavoro e perdi ogni protezione? Puoi chiedere l’elemosina, puoi cercare salvezza nella Caritas, puoi provare a cercare un lavoro in nero a prezzi di schiavitù, oppure puoi rubare, o darti al piccolo spaccio. Non esiste nessun’altra alternativa. I sociologi hanno stabilito che la possibilità di commettere reati, quando da regolare diventi irregolare, aumenta dalle due alle 10 volte. I decreti-Salvini, da questo punto di vista, hanno prodotto questo: aumento dei reati. Anche perché (lo diciamo tra parentesi) il numero delle espulsioni sotto Salvini è diminuito e poi è risalito con Lamorgese.

Quindi inni e gloria a Lamorgese? No, perché 500 morti all’anno sono ancora una enormità e una vergogna indelebile per la nostra civiltà e per l’Italia. E perché ancora non si è deciso di restituire libertà d’azione (come è logico che sia) alle navi dei volontari bloccate prima dalla magistratura e poi dal Ministero. E perché i decreti-Salvini sono stati solo un po’ modificati. E perché gli accordi coi libici, orrendi, sono ancora in vigore. No, niente inni per tutte queste ragioni. Però un grazie per aver salvato almeno 550 persone dall’annegamento bisognerà pur dirglielo.

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Giornalista professionista dal 1979, ha lavorato per quasi 30 anni all'Unità di cui è stato vicedirettore e poi condirettore. Direttore di Liberazione dal 2004 al 2009, poi di Calabria Ora dal 2010 al 2013, nel 2016 passa a Il Dubbio per poi approdare alla direzione de Il Riformista tornato in edicola il 29 ottobre 2019.