Nel “Si&No” del Riformista spazio a Patrick Zaki e alla grazia ricevuta dal presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi. Adesso Italia ed Egitto sono più vicini? Lo abbiamo chiesto a Marco Scurria, senatore di Fratelli d’Italia, secondo cui dopo la liberazione dell’attivista egiziano che ha studiato in Italia “ci sono segni che vanno colti: deve ripartire la nostra storica amicizia“. Contraria invece Emma Bonino che ribadisce: “La grazia a Zaki un passetto di Al-Sisi verso l’Italia: ma il caso Regeni è irrisolto e in Egitto ci sono avversari politici in carcere”.

Qui il commento di Marco Scurria:

Parto con una considerazione: i rapporti internazionali e diplomatici sono sempre aperti, tra tutti gli Stati. E a maggior ragione dopo un’apertura importante, come è stata fatta dal Cairo nel caso di Patrick Zaki, riprendere un rapporto con l’Egitto è importante. D’altra parte l’Italia non ha mai interrotto i suoi rapporti diplomatici neanche con l’Iran, dove non si rispettano molti diritti. E dove gli oppositori del regime vengono torturati e uccisi in pubblico. Figuriamoci se non dobbiamo ripristinare i rapporti con un partner fondamentale per l’Italia nel Mediterraneo.

Evidentemente c’è ancora una partita aperta sul caso Regeni, che non è risolto. Questo non significa che va chiusa l’ambasciata italiana al Cairo o che va respinto il loro ambasciatore a Roma. L’Egitto è un pilastro degli equilibri geopolitici del Mediterraneo e del Medio oriente. Chi lo governa oggi non è arrivato a governarlo con un processo democratico trasparente. È vero. Ma vorrei ricordare quale rischio abbiamo corso con i Fratelli Mussulmani al governo di quella grande nazione, di fronte al nostro Paese.

Noi stiamo avendo, anche grazie al governo italiano e al lavoro che sta svolgendo la Presidente del Consiglio nell’area dell’Europa del Sud, del Mediterraneo e del Nord Africa un ruolo di nuovo protagonismo. Occorrerà rafforzare l’amicizia con l’Egitto. Occorrerà valorizzare i punti che ci uniscono, a dispetto di quelli che ci dividono. E occorrerà intraprendere rapporti di tutti i generi, al di là di quello diplomatico. Noi italiani più di molti altri siamo abituati, all’estero, a muoverci come sistema-Paese.

E da esponente della maggioranza di governo, sono felice che Zaki torni libero senza voler necessariamente rivendicare l’azione decisiva del solo governo. Ha lavorato bene Giorgia Meloni ma anche il governo Draghi. Ha lavorato bene l’Italia. Penso che la liberazione di Zaki sia stata un successo italiano, dovuto a tanti attori diversi, che sono stati ognuno al suo posto, ciascuno facendo il proprio
lavoro. Abbiamo fatto valere accordi? C’è stata una forte pressione di tutta l’opinione pubblica. Le nostre aziende, le università, le associazioni si sono mosse parallelamente alla Farnesina. E credo che non sia andando in giro a sbattere i pugni sui tavoli che si ottengono i risultati più importanti. Forse se avessimo tenuto la linea dura il povero Zaki sarebbe ancora nelle carceri egiziane. Abbiamo voluto intavolare una trattativa, con fermezza ma anche con educazione.

Riconoscendo alla controparte la sua piena legittimità: da qui, da questo nuovo traguardo nei rapporti di amicizia tra Roma e il Cairo dobbiamo ripartire. Non possiamo non riconoscere e non condividere il ruolo fondamentale che Italia e Egitto possono e devono portare avanti insieme.

Marco Scurria - Senatore Fratelli d’Italia

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